La consegna delle pagelle è sempre un momento delicato per studenti e genitori, che sia a metà anno scolastico oppure poco prima dell’estate. Voti bassi, insufficienze e giudizi negativi possono spaventare e preoccupare, ma rappresentano al tempo stesso un’occasione per instaurare un dialogo costruttivo fra genitori e figli. Ne parla la pedagogista e formatrice Giovanna Giacomini su Vanity Fair , dove offre anche qualche consiglio su come leggere la pagella e quanta importanza dare ai voti.
La società delle performance
In una società sempre più veloce e competitiva, è molto facile essere ossessionati dalle performance. Bisogna essere produttivi al lavoro come a scuola, immergersi in attività e impegnarsi per eccellere, non tanto per se stessi quanto per non rimanere indietro. I giovani in particolare vivono la ricerca forsennata delle performance e vengono caricati con impegni extra-scolastici, mossi dall’idea che per essere felici bisogna avere successo. Ma è davvero così? Secondo Giovanna Giacomini, la realtà è ben diversa:
La soluzione è normalizzare il fallimento e prendersi maggior tempo per ripensare al proprio benessere, altrimenti i più giovani si sentiranno sempre più sopraffatti. È necessario ridisegnare le nostre priorità di adulti e in qualche maniera coinvolgere i nostri figli.
La felicità non può essere confusa, insomma, con il raggiungimento di obiettivi imposti dall’esterno. Proprio per questo il fallimento va normalizzato, anche quando si presenta sotto forma di voti bassi in una pagella scolastica. La fine dell’anno scolastico è un momento perfetto per ribadire che sbagliare è umano, e che noi non siamo definiti esclusivamente dai nostri insuccessi. Al contrario, questi ultimi sono punti di partenza.
Il voto è una semplice istantanea
Troppo spesso quando i genitori guardano la pagella si concentrano soltanto sui voti, o quasi. Pur rappresentando un utile strumento, per sua stessa natura un voto non può riflettere l’intero percorso scolastico di uno studente. Si tratta di una semplice istantanea che restituisce un momento e costituisce uno spunto per una discussione sul futuro. Su questo punto, Giacomini ribadisce:
Spesso gli studenti non si preoccupano eccessivamente del brutto voto, ma arrivano a percepirlo come un fallimento perché è la famiglia a viverlo come tale.
Frasi come “da te non me lo sarei mai aspettato” alimentano questo modo di interpretare il voto, e spostano il focus sulle emozioni dei genitori. A questo punto, sostiene la pedagogista, i figli diventano semplicemente un’estensione dei genitori quando in realtà sono persone con sensazioni ed emozioni proprie. È molto più utile guardare ai voti di una pagella come un punto di partenza per una discussione sul futuro.
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Come affrontare la pagella
Giovanna Giacomini condivide anche alcune pratiche buone per leggere una pagella scolastica in modo costruttivo. Come abbiamo visto, è necessario che l’approccio non sia punitivo e che i genitori sappiano porsi alla giusta distanza dai figli: questi ultimi non sono estensioni, ma persone da supportare nel loro percorso scolastico e di vita. Secondo la formatrice:
Di fronte a un voto o a una pagella negativa evitiamo di mettere in atto punizioni o castighi che difficilmente portano da qualche parte e che sicuramente non aiutano i ragazzi a impegnarsi maggiormente. […] Innanzitutto occorre evitare il terzo grado, non approcciarsi ai nostri figli con un atteggiamento indagatore, inquisitorio o punitivo ma sfruttare questo momento come spunto di riflessione.
Se la valutazione scolastica può essere vista come un punto di partenza, diventa quindi utile concentrarsi sui problemi emersi e su un approccio diverso allo studio, magari con l’aiuto di un professionista. Gli studenti percepiscono i voti bassi come un fallimento a causa delle pressioni da parte dei genitori, e pertanto è da qui che bisogna ripartire. In gioco non c’è soltanto il voto di una prossima pagella, ma la crescita personale dei ragazzi e il loro modo di affrontare la vita, dentro e fuori dalla scuola.