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Dal prossimo anno scolastico la Cina introdurrà ufficialmente l’ora di intelligenza artificiale

Da diversi anni ormai quando si parla di innovazione ci si riferisce soprattutto all’intelligenza artificiale e al suo uso nel quotidiano. Il discorso è valido anche in ambito scolastico, dove ancora oggi la questione delle IA è dibattuta dentro e fuori le aule, e si interseca con l’abuso della tecnologia in classe.

Dove invece la prospettiva sull’intelligenza artificiale sembra il frutto di un investimento nel futuro è la Cina. Di recente, infatti, la Commissione per l’istruzione municipale di Pechino link esterno ha introdotto lo studio delle IA già dai primi gradi scolastici. Vediamo in che modo.

Intelligenza artificiale e scuola

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Proprio in vista di un futuro che si preannuncia sempre più tecnologico, è fondamentale che le istituzioni siano in grado di indicare una strada da percorrere anche per la scuola. Lo hanno già fatto il premier Li Qiang link esterno e il presidente Xi Jinping link esterno, lo ha confermato la commissione di Pechino in relazione alle IA.

Dal prossimo anno scolastico, infatti, le scuole della capitale cinese dovranno fornire almeno otto ore di insegnamento di intelligenza artificiale all’anno, secondo un piano ben stabilito:

  • gli studenti delle scuole elementari dovranno iniziare a seguire corsi pratici per comprendere l’IA;
  • gli studenti delle scuole medie impareranno ad applicare l’IA nei compiti scolastici e nel quotidiano;
  • gli studenti delle scuole superiori si concentreranno su applicazioni dell’IA e innovazione.

Ora, l’istruzione in Cina prevede sei anni di elementari, tre anni di medie e tre anni di superiori. Ciò vuol dire che gli studenti saranno in grado di familiarizzare con i concetti principali dell’intelligenza artificiale per ben dodici anni. Se si compara il modello cinese alle recenti dichiarazioni di Valditara, secondo cui anche gli alunni della primaria devono sapere cos’è un algoritmo, si nota come ci sia ancora un po’ di strada da fare.

Intelligenza artificiale e società

La questione non si esaurisce con le scuole elementari, medie e superiori, dal momento che la Cina si sta muovendo anche su altre due direzioni:

  • da una parte, l’istruzione universitaria ossia quella in cui si concentra la ricerca come motore dell’innovazione tecnologica;
  • dall’altra parte, l’importanza di formare anche fasce di popolazione di età superiore ai nuovi strumenti dell’intelligenza artificiale.

Se quindi l’introduzione delle IA nella scuola primaria e secondaria vuole permettere una familiarizzazione dei giovani con questi concetti innovativi, già con le università si può notare una visione più chiara del futuro. Dal 2018 oltre 500 università hanno introdotto corsi di intelligenza artificiale, in accordo con gli altri settori dell’economia e della società cinese. Ma si tratta di una scelta vincente?

Intelligenza artificiale e futuro

Che la Cina sia profondamente diversa dall’Italia e dall’Europa – da un punto di vista sociale, culturale ed economico – non è certo un mistero. Eppure, stupisce il modo in cui questo Paese sta avanzando verso un futuro sempre più tecnologico e digitalizzato. Lo dimostrano città all’avanguardia come Shenzhen che, nel bene e nel male, sono diventate un punto di riferimento e, al tempo stesso, lo dimostrano esperimenti come l’innovativa intelligenza artificiale DeepSeek.

Se da un lato il modello educativo cinese è fortemente orientato agli obiettivi economici e industriali del Paese, insomma, dall’altro non è difficile riconoscere la lucidità della sua strategia. Né comprendere quanto sia utile un’integrazione fra educazione, scienza e sviluppo tecnologico che vada oltre il piano teorico. In un mondo in cui la competitività è sempre più legata alla capacità di innovare, è importante avere le idee chiare sul futuro e investire di conseguenza. La Cina sta dimostrando di voler guidare la ricerca e lo sviluppo dei nuovi strumenti tecnologici come l’IA: a quando il turno dell’Europa e dell’Italia?

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