“Oggi professori, insegnanti di sostegno e ricercatori sono forse le persone più maltrattate d’Italia”. Queste sono le parole, senza mezzi termini, di Arianna Porcelli Safonov in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera , in cui parla del senso dell’istruzione oggi.
Benché le contraddizioni del sistema scolastico italiano siano sotto gli occhi di tutti, l’attrice porta all’attenzione una questione fondamentale. Oggi infatti i bambini vengono visti come essere perfetti e intoccabili, che pertanto non hanno bisogno di educazione. Allo stesso modo, i docenti sono invece trattati come un ostacolo da aggirare, e non come una figura importante nella crescita degli studenti.
Le persone più maltrattate d’Italia
Il quadro delineato da Porcelli Safonov è abbastanza chiaro, e d’altronde non è certo la prima volta che se ne parla. Fra docenti ridotti a meri esecutori e genitori che si comportano come adolescenti adulti, la situazione non è delle più rosee.
Secondo l’attrice “oggi professori, insegnanti di sostegno e ricercatori sono forse le persone più maltrattate d’Italia”. Di conseguenza è necessario “ribaltare i canoni con una riflessione che riguardi sia il ruolo del formatore che i bambini”, e per farlo è fondamentale partire da una domanda semplice, quasi banale: “a cosa serve studiare?”.
Si tratta di un quadro purtroppo noto anche alle statistiche, con docenti vittime di burnout che si chiedono se abbia davvero senso continuare a insegnare. O che attendono la pausa estiva per recuperare l’equilibrio e le energie perse durante il periodo delle lezioni.
Il valore dello studio e la bellezza
Allo stesso tempo, continua Porcelli Safonov, è importante recuperare il valore intrinseco dello studio non soltanto nella dimensione nozionistica ma anche in quella estetica. E proprio il concetto di bellezza permette di unire scuola, studio e conoscenza:
L’ho compreso tardi, ma a 42 anni mi accorgo che non c’è niente di più sexy che incontrare una persona con una vasta conoscenza. Soprattutto quando è giovane. La buona notizia è che non si finisce mai di essere ignoranti, quindi siamo sempre in tempo per imparare.
Proprio a questo proposito, l’attrice immagina anche materie che ancora non esistono ancora nella scuola, come il galateo e la musica. Quest’ultima, nonostante esista già in qualche forma nella scuola italiana, non viene insegnata con il rispetto che merita.
Una scuola a misura di studente… e di docente
Il punto, forse, è che gli adulti hanno smesso di educare, persi fra iperprotezione e deresponsabilizzazione. Secondo Arianna Porcelli Safonov, tutto è cambiato “da quando abbiamo cominciato a vivere nel benessere”. Un bambino che si comporta in modo capriccioso non viene più corretto ma assecondato: “consideriamo un bambino che fa i capricci come un essere che ha bisogno di cose in più rispetto a cose in meno”.
In questo modo, i genitori rinunciano alla loro funzione educativa, affidando la responsabilità alla scuola e ai docenti, il cui ruolo è tuttavia diverso. La soluzione ideale consiste in una scuola che sia a misura di studente, in cui nessuno si senta solo o sopraffatto, e anche a misura di docente.
Fino a quel momento, gli insegnanti continueranno ad essere le persone più maltrattate d’Italia ma anche quelle di cui abbiamo più bisogno. La scuola non è soltanto un luogo in cui si trasmettono nozioni, ma un’arena in cui si gioca il futuro della nostra società, uno studente alla volta.