Ormai da tempo, l’Italia sta attraversando una delle crisi più complesse della sua storia, per la quale potrebbe non esserci una soluzione semplice. Si tratta del calo demografico, un fenomeno che tocca diversi ambiti della società come l’economia, il welfare e persino la scuola.
La diminuzione delle nascite non è infatti soltanto una statistica di cui tenere conto, ma un problema che porta a conseguenze concrete. Fra queste ultime, l’impatto sull’organico scolastico e la riduzione del numero di studenti sono senza dubbio le più gravi.
Eppure, la crisi demografica potrebbe anche rappresentare un’opportunità senza precedenti: a sostenerlo è il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della Puglia, Giuseppe Silipo. Vediamo perché.
Un problema che riguarda tutta la società
In un’intervista rilasciata al Quotidiano di Puglia
, Giuseppe Silipo non edulcora l’attuale situazione delle nascite in Italia e, in particolare, nella sua regione di competenza. In Puglia, infatti, gli ultimi 10 anni hanno visto una diminuzione di circa 120 mila studenti, con un ritmo costante di 10 mila ogni anno.
Allo stesso tempo, l’organico si è ridotto di circa 600 docenti, mentre in parallelo sono aumentati i posti dedicati al sostegno, segno di un cambiamento profondo della domanda educativa. Queste le parole del direttore dell’USR Puglia:
Si tratta di un problema demografico, non scolastico. Il calo demografico è arrivato all’età scolare e c’è questo trend costante per cui in ogni anno scolastico ci sono 10-11 mila studenti in meno. Ma sottolineo come questo sia un problema demografico, non scolastico.
La distinzione è importante. Da un lato, infatti, la crisi demografica costituisce un problema per la società intera (e non solo, visti i potenziali problemi per l’editoria scolastica). Dall’altro lato, invece, il calo delle nascite potrebbe non avere le stesse conseguenze nell’ambito, più ristretto, della scuola. Com’è possibile?
Un’opportunità per la scuola?
In effetti, a prima vista avere meno studenti vuol dire poter contare su meno risorse, ma basta confrontare il calo nelle iscrizioni con la diminuzione dei docenti per rendersi conto che la situazione è diversa. Un numero inferiore di iscritti potrebbe infatti portare ad una scomparsa delle classi pollaio, opportunità della quale Giuseppe Silipo è consapevole:
Certo, è un’occasione. Tutte quelle criticità che avevamo di fronte a noi negli anni precedenti, ora possiamo risolverle. […] Penso che il calo demografico possa migliorare la didattica: un organico quasi invariato consente una maggiore personalizzazione dei percorsi per i ragazzi.
Insomma, il calo delle iscrizioni permette di apportare miglioramenti alla didattica che fino a pochi anni fa erano semplicemente impensabili. E non si tratta dell’unico punto a favore.
Disabilità e dispersione scolastica
Come abbiamo visto, il numero dei docenti diminuisce in misura inferiore rispetto a quello degli studenti iscritti a scuola. Ciò in parte è dovuto all’aumento degli insegnanti di sostegno, che riflette l’aumento degli alunni con disabilità degli ultimi anni. Se da un lato c’è una maggiore consapevolezza da parte delle famiglie, dall’altro ci sono normative più attente che garantiscono migliori opportunità a questi studenti. Opportunità che si riflettono anche nella composizione delle classi e nell’attenzione dedicata alla didattica.
Un discorso simile si può anche fare, continua Silipo, per la questione della dispersione scolastica, un altro dei grandi problemi della scuola. Se l’abbandono scolastico esplicito è in calo, più difficile da affrontare è quello implicito: un conto sono gli studenti che abbandonano la scuola prima del diploma, un conto sono coloro che, pur diplomandosi, lo fanno con competenze insufficienti. Da questo punto di vista, la diminuzione delle classi pollaio potrebbe contribuire a migliorare la situazione generale del fenomeno. Di fatto confermando come la crisi demografica sia un problema nei confronti del quale la scuola può ancora adattarsi, senza tuttavia sottovalutarne la gravità.










