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OPINIONI

Il liceo classico ti insegna che il “tutto subito” è una trappola e attraverso istruzione, educazione e ragionamento ti prepara a trovare lavoro

Non si ferma la crisi del liceo classico, che negli ultimi anni ha perso iscritti e fascino. A fungere da “termometro scolastico” sono le tante voci di figure del mondo della cultura che si levano in sua difesa.

Se in passato Massimo Gramellini si è detto angosciato per il calo di iscrizioni, secondo il divulgatore Piergiorgio Odifreddi il liceo classico insegna a non essere servi.

Al coro si aggiunge anche la voce della scrittrice Silvia Avallone, le cui riflessioni prendono spunto da un episodio significativo: in un liceo classico di Biella quest’anno si è formata una sola classe.

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Il declino del liceo classico

A parlare dell’episodio è proprio Silvia Avallone in un articolo scritto per il Corriere della Sera link esterno. Un amico docente ha confidato alla scrittrice la propria amarezza per il calo di iscritti che colpisce il liceo classico da diversi anni a questa parte. Calo al quale non sembra esserci una soluzione. Eppure, scrive Avallone, gli strumenti sono tutti lì:

Istruzione, educazione, ragionamento: sono gli strumenti per costruire un mondo diverso, e per realizzare se stessi. A me li ha forniti, in misura ampia, proprio il classico. E voglio smentire alcuni luoghi comuni: non è antiquato, serve eccome a trovare lavoro (prepara benissimo all’università).

Il liceo classico non sarebbe quindi l’emblema di una scuola troppo ancorata al passato, ma un valido alleato nella costruzione del futuro degli studenti. Eppure, si tratta di un’istituzione in declino come in declino sembrano essere le discipline umanistiche in genere.

Perché studiare le materie umanistiche?

Silvia Avallone continua il suo ragionamento sulla crisi del liceo classico parlando dell’importanza di lingue come greco e latino, che stimolano il ragionamento, e di materie come la filosofia, che insegnano a porsi domande fondamentali. Insegnano, insomma, a pensare con la propria mente e diventare cittadini responsabili.

Chiedersi cos’è la libertà o qual è il significato della giustizia non significa perdere tempo, anche se purtroppo è questo il messaggio che passa in una società votata al risultato. Una scuola che non insegna agli studenti il valore della consapevolezza svolge un ruolo parziale nella loro crescita. Proprio per questo il liceo classico assume un’importanza fondamentale, anche nel rapporto con la realtà contemporanea.

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Imparare l’umiltà con il “so di non sapere” di Socrate, approfondire il concetto di moralità grazie alle tragedie greche, cercare equilibrio con le parole di Orazio “est modus in rebus” non è qualcosa di banale. Il liceo classico permette, più di tutti gli altri indirizzi, di trovare consonanze fra se stessi e individui che sono nati, hanno vissuto, hanno scritto centinaia di anni fa. E anche più.

Inoltre, continua Silvia Avallone:

Il classico mi ha insegnato che niente, a parte le trappole, è “tutto subito”, e che la fatica, il tempo, il lavoro di squadra sono tre beni necessari a migliorarsi. Gli obiettivi a lungo termine, che richiedono più pazienza e riguardano non solo me, ma anche la comunità in cui vivo, generano più felicità persino nell’attesa e nella frustrazione.

Il liceo classico come scuola di vita, insomma, che trova il suo valore non tanto (e non solo) nelle materie da studiare bensì in ciò che insegna veramente. E forse è proprio questa la causa del suo scollamento dalla società contemporanea. In un mondo sempre più veloce, sempre più superficiale, un indirizzo che abbia aspirazioni più alte del “qui e ora” non riesce a trovare spazio. Forse soltanto quello di una classe.

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