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Cento nonni diventano maestri e ritornano a scuola per insegnare agli alunni come giocavano e come lavoravano

A Genova, seguendo il percorso avviato da altre città italiane, oltre cento nonni-educatori sono ritornati a scuola, con un considerevole salto nel passato, insieme ai nipoti. Questi anziani avranno il compito di condividere con i bambini della scuola dell’infanzia le loro esperienze di gioventù, diventando così ambasciatori delle tradizioni della città e della storia familiare.

Un nonno ha spiegato come funziona il ciclotappo, descrivendo dettagliatamente il gioco e condividendo storie su Gigi Riva, che era scomparso pochi giorni prima. Un altro ha raccontato le esperienze legate al mare vissute durante la sua giovinezza. C’è stato anche chi ha mostrato dei bastoncini di liquirizia, passando poi a parlare dei mestieri tradizionali del passato.

Il progetto, intitolato “I nonni e i bambini della scuola dell’infanzia: gli antichi mestieri e i giochi del passato”, è stato ideato e realizzato dall’assessorato alle Politiche dell’istruzione del Comune di Genova, in collaborazione con il Garante comunale dei Diritti degli Anziani e l’associazione 50&più. La sua partenza è avvenuta nel quartiere di Quezzi, in Valbisagno, una delle zone più popolari della città, tristemente nota per essere stata teatro della tragica alluvione del 2011, che ha causato la morte di sei persone.

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L’iniziativa ha ricevuto un caloroso sostegno dalla città, con oltre cento persone “over 65” che hanno aderito all’invito lanciato lo scorso novembre dalla Civica amministrazione. Gli incontri, che coinvolgeranno presto tutti i quartieri e tutte le delegazioni, offriranno agli anziani la possibilità di condividere storie legate ai giochi antichi, al modo di andare a scuola e di fare la spesa, alle “merende” di un tempo e agli antichi mestieri ora in via di estinzione a causa dei cambiamenti economici, sociali e tecnologici avvenuti negli ultimi decenni.

giochi linguistici

Marta Brusoni, assessora comunale alle Politiche dell’istruzione, sottolinea l’importanza di queste testimonianze: “Le storie degli adulti, i loro racconti sulla vita e sull’infanzia di un tempo, oltre che sui giochi e sugli antichi mestieri, sono gemme preziose utili a tramandare ai più piccoli, e di riflesso alle loro famiglie, lo straordinario patrimonio culturale che abbiamo ereditato dai nostri antenati, costituito da usi e costumi radicati nel tempo. Un progetto che vuole avvicinare ancora di più il mondo “silver” a quello dell’infanzia, scolpendo nella memoria collettiva le nostre radici storiche e culturali”.

Ogni nonno educatore avrà l’opportunità di guidare i “nipotini” attraverso le tappe più indimenticabili ed emozionanti della propria infanzia risalente al Secondo dopoguerra. Un periodo storico caratterizzato da grandi contraddizioni, in cui la maggior parte dei bambini non poteva permettersi i giocattoli, costruendoli invece con materiali di riciclo e fantasia creativa.

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Il Garante comunale dei Diritti degli Anziani, Paolo Tanganelli, sottolinea l’importanza del tema della memoria del passato: “Raccontare ai bimbi in tenera età come si giocava in passato e i mestieri di una volta, oggi quasi completamente scomparsi, è un’idea che s’inserisce perfettamente nella prospettiva di preservare il senso di appartenenza di un popolo e di una nazione. Un popolo senza storia e senza conoscenza del proprio passato è un popolo senza identità: un concetto che è importante apprendere e assimilare fin da piccoli. A questo progetto, rivolto alle scuole dell’infanzia comunali, ci piacerebbe poi affiancare l’apertura di un Museo degli antichi giocattoli”.

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