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“Io resto qui, al solito posto”, la lettera di addio del maestro Manzi scritta ai suoi alunni di quinta

Nel 1976 il maestro Alberto Manzi scrisse una lettera di addio e ringraziamento ai suoi alunni di quinta, che avrebbe lasciato per la fine del ciclo della scuola primaria. Qui abbiamo riportato i principali passaggi.

UNA FAMIGLIA NEL VIAGGIO DELLA VITA

“Cari ragazzi di quinta,
abbiamo camminato insieme per cinque anni.
Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti.
Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore.

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Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile.
È vero che non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà.
E in fondo in fondo siamo stati felici.
Abbiamo vissuto insieme cinque anni sereni (anche quando borbottavamo) e per cinque anni ci siamo sentiti ‘sangue dello stesso sangue’

In questa prima parte il maestro racconta il viaggio percorso con la sua classe negli ultimi cinque anni. Un percorso non privo di ostacoli, ma che li ha resi uniti come se fossero parte di un’unica grande famiglia.

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ESSERE SÉ STESSI

“Ora dobbiamo salutarci. Io devo salutarvi.
Spero che abbiate capito quel che ho cercato sempre di farvi comprendere: non rinunciate mai, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, ad esser voi stessi .
Siate sempre padroni del vostro senso critico, e niente potrà farvi sottomettere.
Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o ‘addomesticare’ come vorrebbe.

Ora le nostre strade si dividono.
Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni, di parole e di fatti, un viottolo che sembra sempre identico e non lo è mai.
Voi proseguite e la vostra strada è ampia, immensa, luminosa.

E’ vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando, bestemmiando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per darvi una mano al momento necessario.
D’altra parte voi non ne avete bisogno.
Siete capaci di camminare da soli e a testa alta, perché nessuno di voi è incapace di farlo. Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà mai distruggervi, se voi non volete.

La seconda parte della lettera di addio consiste in un invito, in un’ultima lezione che il maestro Alberto Manzi vuole dare ai propri alunni: essere sé stessi sempre e comunque.

LA CONCLUSIONE

“Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello sempre in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo, e voi dovere ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza, e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa sempre riuscire ad amare, e… amore, amore. Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio.
Realizzate tutto ciò, ed io sarò sempre in voi, con voi.

E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto.
Ma se qualcuno, qualcosa, vorrà distruggere la vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza, io sono qui, pronto a lottare con voi, pronto a riprendere il cammino insieme, perché voi siete parte di me, e io di voi.

Ciao.

La lettera del maestro si conclude, infine, ricordando ai propri alunni la sua presenza e il suo supporto nelle loro vite anche una volta terminato il percorso scolastico.

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