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Urlare in classe non serve, ci sono 5 motivi per cui un alunno non impara mentre viene sgridato

Esiste una ragione scientifica per cui i bambini non imparano quando vengono sgridati. Reagiscono solo per paura, non perché abbiano veramente imparato la lezione. In questo articolo spiegheremo ben cinque motivi per dimostrare che urlare in classe non serve.

IL CERVELLO IMPARA MEGLIO IN UN AMBIENTE SICURO

Spesso quando sgridiamo i nostri figli, otteniamo quello che vogliamo, ossia che smettano di fare quello che stavano facendo. Ma è davvero perché hanno imparato la lezione? Spesso non è così, altrimenti non dovremmo mai sgridarli due volte per lo stesso motivo.

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La verità è che il bambino reagisce alle urla smettendo di fare quello che le ha provocate per pura paura, non perché si renda conto effettivamente che ciò che stava facendo fosse sbagliato. Il cervello umano – non solo in fase infantile, ma anche in fase adulta – in condizioni di paura non lavora meglio, anzi, peggiora la sua performance.

Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che un ambiente sicuro e amichevole, le prestazioni migliorano. Il rispetto dovrebbe prevalere sulle urla, che provocano solo un sentimento di paura.

LE URLA ATTIVANO LA PAURA

Come già detto, sgridare una persona provoca in essa un sentimento di paura, che influenzerà la sua reazione. In questo caso il nostro cervello si blocca letteralmente, non facendo passare alcuna informazione per concentrarsi sull’allontanamento della minaccia.

Diventa, quindi, scientificamente impossibile per il cervello ritenere informazioni nuove in un momento in cui la paura si fa sentire in modo importante. I bambini non possono fisicamente “imparare la lezione” se hanno paura delle nostre urla.

IL CERVELLO VA IN MODALITÀ “SOPRAVVIVENZA”

Quando il cervello si blocca e crea questo muro che non permette il passaggio di informazioni verso l’interno, si entra in una modalità di “sopravvivenza”. L’area del sistema limbico cerebrale in questa fase crea una specie di scudo per proteggere l’organismo dalla minaccia, ossia le urla.

LE URLA COLPISCONO DIRETTAMENTE L’AMIGDALA

L’amigdala è un complesso nucleare situato nel cervello e il suo compito, tra gli altri, è di gestire le emozioni, archiviandole e regolandole. Lavora un po’ come una sentinella ed è in grado di attivare in noi la vigilanza e il buon senso o di dare l’ordine di fuggire in caso di pericolo.

Il modo in cui l’amigdala agisce è tramite l’utilizzo di neurotrasmettitori che attivano sostanze particolari, quali la dopamina o l’adrenalina. Grazie all’azione dell’amigdala il nostro corpo è in grado di mettere in atto in automatico il meccanismo di sopravvivenza sopracitato.

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LE URLA GENERANO RICORDI NEGATIVI

Il compito dell’amigdala è anche di conservare i ricordi legati alle emozioni. I ricordi possono essere positivi o negativi, ma in questo caso è chiaro che la paura delle urla porti con sé sentimenti di paura e timore. Questi verranno associati all’azione, la persona e la condizione che li ha provocati e verranno ricordati a lungo dal soggetto che li ha provati. In breve, le urla generano ricordi negativi nella memoria infantile.

Inoltre, vari studi neuroscientifici hanno dimostrato che l’amigdala ha una funzione fondamentale nell’apprendimento in fase infantile.

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