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DIDATTICA A DISTANZA

Iniziamo a considerare una Backdoor for education

Ciò che rende un gruppo di persone capace di risolvere comunitariamente un problema è il fondamento stesso del concetto di società. Il vantaggio evolutivo che l’uomo ha avuto rispetto ad altre specie animali è stato proprio quello di far diventare complessa e organizzata l’interazione tra coloro che partecipavano alla stessa comunità, facendo sì che il contributo dei singoli si tramutasse in un vantaggio strategico per l’intero gruppo.

Questa evidenza del resto non è del tutto estranea neanche al mondo animale che con l’organizzazione in gruppi strutturati e organici realizzano una serie di vantaggi che difficilmente potrebbero raggiungere in maniera singolare.

Queste constatazioni di carattere evolutivo sono centrali nel considerare il ruolo che esercitano nei processi formativi le cosiddette “comunità di apprendimento“; esse sono formate da gruppi omogenei per alcune caratteristiche che cooperano al fine di raggiungere i medesimi obiettivi formativi. Lo fanno spesso condividendo lo stesso linguaggio, i valori, gli obiettivi e gli interessi. Non sono estranee a questa “natura” tutte le comunità formative tra cui la scuola.

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Le comunità scolastiche sono dunque una moltitudine organica di comunità di apprendimento entro cui il soggetto interagisce, comunica, condivide, raccorda e organizza la propria prospettiva formativa in una somma di relazioni che assolvono sia ad una funzione utilitaristica (accedere più facilmente a contenuti che da solo farei più fatica a reperire) sia di tipo culturalista (riconoscermi e definire la mia identità all’interno di un gruppo di cui condivido i valori).

Queste caratteristiche proprie e originali delle comunità di apprendimento non si determinano soltanto nelle situazioni educative “in presenza” ma possono realizzarsi anche all’interno di quella che definiamo realtà digitale.

Un esempio in cui si esplicita in maniera sempre più evidente il ruolo e la forza della comunità nel digitale è rappresentato dalle piattaforme di gioco multiplayer onLine, in cui si partecipa attraverso personaggi di fantasia, avatar, oggetti virtuali. All’interno di questi mondi digitali l’interazione tra i partecipanti è fondamentale per risolvere battaglie comunitarie, affrontare sfide mediante la possibilità di comunicare tramite chat o tramite microfono con gli altri partecipanti alla sfida offerta dal gioco, così da stabilire strategie, indicare soluzioni, tenere insieme i vari personaggi del gioco. La comunità di apprendimento dunque si nutre e si rafforza con gli atti comunicativi, i rituali, il gergo, le convenzioni specifiche di quel gruppo.

Nella DaD questa condizione non è stata tenuta in opportuna considerazione. Ci si sta limitando a portare in presenza una versione edulcorata e infedele della presenza, non riconoscendo l’assoluta diversità dei “mondi” entro cui le dinamiche apprenditive vanno realizzandosi.

backdoor for education dad

Nel linguaggio informatico c’è un concetto molto affascinante e curioso che è quello definito della Backdoor, letteralmente una retro porta nascosta con cui alcuni programmatori sono in grado di aggirare i sistemi informatici. Noi dovremmo pensare che la comunità di apprendimento in digitale ha bisogno di una “Backdoor for education“, una porta secondaria in cui i ragazzi possano continuare a sperimentare vocalmente e tramite chat interazioni reciproche senza la presenza costante dei propri insegnanti.

Si tratterebbe di un atto di fiducia verso i ragazzi ma soprattutto di una strategia per continuare a strutturare i principi che reggono ogni comunità di apprendimento.

Anche nei multiplayer le interazioni dirette tra giocatori della stessa squadra non sono infinite e non sono prive di regole, questo significa che la nostra “Backdoor for education” possa essere impostata secondo regole precise stabilite dall’educatore, è evidente che il vantaggio formativo sarebbe significativo.

Se continuiamo a pensare alla DaD come ad un sistema fatto di direzioni lineari docente-discente senza immaginare che debba essercene un’altra altrettanto fondamentale discente-discente rischiamo di perdere il valore formativo sostanziale esercitato dal gruppo. Il mio invito è dunque quello di portare la forza della comunità di apprendimento all’interno della DaD.

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