La rivista per la scuola e per la didattica
APPRENDIMENTO

Unità di Apprendimento: la base della programmazione per competenze

Le Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2012 mettono alla base del processo di insegnamento/apprendimento le competenze e in modo specifico le Competenze Chiave del Consiglio Europeo (2006). Queste competenze devono essere il riferimento per gli obiettivi della formazione di base e l’elaborazione del profilo formativo a conclusione del primo grado di Istruzione. In questa ottica definiscono e suggeriscono un cambio di prospettiva nel rapporto insegnamento/ apprendimento, cambio reso possibile da un’organizzazione del percorso didattico per Unità di Apprendimento.

“Le Unità di Apprendimento… [sono] costituite dalla progettazione: a) di uno o più obiettivi formativi tra loro integrati (definiti anche con i relativi standard di apprendimento, riferiti alle conoscenze e alle abilità coinvolte); b) dalle attività educative e didattiche unitarie, dai metodi, dalle soluzioni organizzative ritenute necessarie per concretizzare gli obiettivi formativi formulati; c) dalle modalità con cui verificare sia i livelli delle conoscenze e delle abilità acquisite, sia se e quanto tali conoscenze e abilità si siano trasformate in competenze personali di ciascuno”.

Da questa premessa discende la necessità di promuovere una didattica orientata al conseguimento di competenze da parte degli alunni.

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Una nuova didattica

La didattica per competenze non si basa più esclusivamente su programmi e trasmissione di contenuti, ma su una progettazione articolata in Unità di Apprendimento che diventano le strutture di base dell’azione formativa dell’insegnante, ne definiscono i traguardi, i criteri di valutazione, le metodologie, le risorse da reperire o utilizzare e anche i tempi di realizzazione.

UA (Unità di Apprendimento)

L’UA ha una funzione formativa, prima ancora che didattica. Le UA devono essere occasioni di apprendimento. L’attenzione si sposta dalle esigenze dell’insegnamento a quelle dell’apprendimento, cioè dalla programmazione del lavoro del docente all’evolversi concreto di situazione di apprendimento da parte della classe e dei singoli alunni. L’Unità di Apprendimento diventa un’occasione didattica significativa per gli alunni che tiene conto dell’unitarietà del sapere e non si configura come metodologia concreta, ma piuttosto come indirizzo metodologico. L’Unità di Apprendimento, perciò, non si limita alla sola trasmissione di conoscenze e abilità specifiche di una disciplina, ma tende alla formazione integrale della persona, sviluppando competenze non solo disciplinari, ma trasversali.

La didattica per UA è laboratoriale, è attiva, pone l’allievo al centro del percorso formativo richiedendo la sua partecipazione sia in modo individuale sia in gruppo e, soprattutto, favorisce una continua attenzione ai processi di apprendimento e all’interazione tra ciò che gli allievi e le allieve già sanno e ciò che dovranno conoscere. Le modalità di espletamento di un percorso per UA devono prevedere alcuni momenti in cui le attività sono svolte in modo autonomo dagli alunni. L’insegnante avrà un ruolo di supporto, di mediazione, dovrà farsi un po’ da parte per permettere a tutti di essere artefici del loro sapere e di sperimentarsi in approcci diversi e anche personali. Per questo la programmazione delle UA deve essere flessibile, duttile e permettere di riadattare il percorso in itinere, valutando e considerando le risposte degli alunni, le opportunità di ampliamento interdisciplinare o approfondimento disciplinare. La costruzione delle conoscenze diventa perciò personale e non indotta e permette di parlare davvero di personalizzazione dell’apprendimento. L’UA privilegia le modalità di apprendimento rispetto ai contenuti; focalizza la sua struttura sul raggiungimento di una competenza chiave di primaria importanza: “Imparare a Imparare”. Per questo l’ottica in cui deve essere intesa è fondamentalmente metacognitiva.

Quali sono i vantaggi?

Le UA consentono di rendere l’apprendimento significativo, perché esso diventa:

  • attivo: gli alunni devono mettere in atto il problem solving, quindi misurarsi con se stessi e con gli altri per trovare percorsi per la soluzione di un problema (anche imparare ad acquisire conoscenze per il bambino può essere un problema che può avere molteplici processi e portare a soluzioni differenti);
  • costruttivo: gli alunni devono lavorare con il metodo “hands on”, cioè mettere le mani in pasta e cimentarsi praticamente, concretamente e dunque consapevolmente con l’apprendimento di un contenuto;
  • cooperativo: le UA prevedono molti momenti di lavoro in coppia o in gruppo e ciò mette in azione le life skills, così importanti per un percorso che porti all’acquisizione di competenze anche sul versante sociale e relazionale;
  • autentico: la somministrazione di compiti autentici, realistici permettono di vedere la realtà intorno a noi come fonte privilegiata di esercizio di competenze;
  • intenzionale: le UA permettono di “entrare” nell’argomento, dunque di lavorare con una motivazione e vedere che si può dare un senso all’apprendimento.

Gli alunni assaporeranno il gusto di apprendere. L’apprendimento non sarà più qualcosa di “altro da loro”, non sarà più qualcosa che “fa solo entrare” conoscenze che poi usciranno senza elaborazione personale. L’apprendimento diventerà una sfida, una conquista: se io “Imparo a imparare”, imparerò per tutta la vita.

Didattica partecipata, classe capovolta, compito di realtà

Insegnare a “Imparare a imparare” è il dono più grande che può fare la scuola agli alunni. Come si impara a imparare? Il primo passo è rendersi conto che gli apprendimenti pregressi non vanno mai perduti. Il secondo passo è diventare consapevoli delle nostre modalità di apprendere che sono personali e dettate dalle nostre peculiarità. La didattica partecipata aiuta il bambino a recuperare le conoscenze pregresse e capire come i saperi siano tutti collegati. La classe capovolta stimola il bambino ad essere artefice del proprio sapere. Il compito di realtà permette al bambino di ottenere la soddisfazione di constatare come ciò che ha appreso possa essere tradotto in esperienza pratica.

Unità di Apprendimento interdisciplinari

Le Unità di Apprendimento proposte nelle guide dei nostri sussidiari sono interdisciplinari. Il prodotto finale è realizzato con l’apporto di diverse discipline. I vantaggi di questa proposta per UA interdisciplinari sono molteplici:

  • offrono ai ragazzi occasioni di lavoro più significative e più motivanti;
  • evidenziano gli stretti legami tra discipline diverse e come le conoscenze e le abilità apprese in ambiti diversi possano concorrere alla realizzazione di uno stesso compito;
  • consentono di realizzare un prodotto finale più complesso e favoriscono il reale sviluppo e la messa in campo di competenze trasversali.
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Come costruisco un’Unità di Apprendimento

L’Unità di Apprendimento deve avere come fine l’acquisizione di “un intero apprendimento” cioè un apprendimento non segmentato in parti che non siano organiche e collegate tra loro e che non sottendano un unico legame disciplinare, interdisciplinare, metacognitivo…

La costruzione di una UA parte certamente dalla programmazione del lavoro dell’insegnante, ma deve essere “disponibile” a un cambiamento per adattarsi concretamente alle esigenze di apprendimento degli alunni in funzione di un obiettivo formativo. Che cosa significa? L’insegnante deve avere come barra di direzione l’acquisizione di competenze. Siccome questo traguardo non può prescindere dalle capacità e dalle abilità degli alunni ne deriva che ciò che può essere modificato in itinere è l’obiettivo strettamente didattico.

Attraverso le UA l’allievo trasforma le sue capacità in competenze non solo per mezzo dei contenuti, ma soprattutto attraverso l’”esperienza” di apprendimento, cioè il modo in cui si avvicina, affronta, interiorizza questi contenuti. L’apprendimento non è più solamente “acquisizione”, ma diventa “trasformazione” continua. Una sorta di procedimento a spirale verso l’unitarietà del sapere che permette di coniugare tutte le sfaccettature di un argomento per allargare le modalità di approccio allo stesso.

Se vediamo la programmazione in questa ottica riusciamo a mantenere intatto l’argomento e i nostri obiettivi di conoscenza, ma, articolandolo all’interno, riusciremo ad avvicinarlo a ciascun alunno facendo leva sulle motivazioni, gli interessi, le attitudini personali, i bisogni. È un po’ come avere a disposizione più attrezzi per lavorare un solo materiale. Ci saranno alunni con i quali sarà conveniente privilegiare le abilità, altri con i quali sarà opportuno far leva sulla motivazione non mettendo in primo piano la necessità di acquisire le abilità e le conoscenze.

L’UA permette di articolare un apprendimento in differenti obiettivi formativi che rispondono ai bisogni e alle modalità di apprendimento di ciascuno senza perdere di vista l’”interezza” dell’argomento.

“Le Unità di Apprendimento partono da obiettivi formativi adatti e significativi per i singoli alunni, definiti con i relativi standard di apprendimento, si sviluppano mediante appositi percorsi di metodo e di contenuto e valutano, alla fine, sia il livello delle conoscenze e delle abilità acquisite, sia se e quanto esse abbiano maturato le competenze personali di ciascun alunno (art. 8 del Dpr 275/99)”.

Come procedere per costruire un’UA

Premettiamo che ciascun insegnante può trovare una modalità personale per la costruzione di un’UA, perché conosce il livello di conoscenze e abilità degli alunni, sceglie le competenze che vuole raggiungere, ha presente i bisogni, gli interessi, le modalità di lavoro cooperativo che può proporre. Perciò in questa guida proporremo e forniremo linee guida per lavorare attraverso UA.

È nella natura stessa dell’UA la flessibilità e la duttilità per cui le linee guida non sono rigide, ma possono essere modulate secondo la realtà specifica di ciascun gruppo classe. La declinazione tipica della costruzione di un UA è la seguente:

  • fase preattiva o ideativa;
  • fase attiva;
  • fase postattiva.

Fase preattiva o ideativa

È il momento dell’ideazione, del progetto per favorire l’apprendimento da parte degli alunni (singolarmente o in gruppo). Per procedere occorre aver presente le situazioni reali degli alunni e prevedere un successivo adattamento per i cambiamenti che si potrebbero determinare. La programmazione di un’UA viene definita “a bassa definizione” proprio per sottolineare il carattere fluido del concetto di programmazione.

Fase attiva

Una volta fissati l’argomento e le competenze si deve passare alla fase attiva cioè dello sviluppo che non può comunque prescindere dalla didattica. Durante questa fase occorre comunque aver presente che gli alunni dovranno acquisire conoscenze e abilità, ma il compito dell’insegnante sarà quello di fare in modo che il percorso che stanno intraprendendo gli alunni abbia per loro un senso. Solo così si approprieranno non solo di contenuti, ma soprattutto di metodo. La didattica delle UA non può mai essere meramente prescrittiva: occorre disponibilità a dare spazio alla libertà di improvvisazione, creatività e intuizione. Occorre anche saper cogliere i feedback che gli alunni ci inviano per rimodularli in nuovi percorsi.

Fase postattiva

Come ogni attività, anche l’UA deve dare risultati. Il momento della fase postattiva e quello dell’accertamento e della documentazione degli esiti del processo di apprendimento. Attraverso le UA non si accerta solamente il livello di conoscenze e abilità, ma si prende in considerazione l’intero apprendimento, di conseguenza anche le modalità messe in atto dai ragazzi, il grado di interesse e partecipazione, la capacità di operare sia individualmente sia tra pari in modo da contribuire ad una crescita collettiva. In definitiva si indaga quanto le conoscenze e le abilità abbiano contribuito all’acquisizione di competenze. Al termine occorre valutare il raggiungimento sia delle abilità e delle conoscenze, sia quello delle competenze tenendo conto che sono aspetti complementari nel processo di apprendimento.

Programmare per UA

Come è già stato detto, una programmazione per UA non può essere prescrittiva e assolutamente inamovibile dai dati di partenza. Deve essere flessibile, duttile, adattabile. Quando parliamo di flessibilità non ci riferiamo agli argomenti portanti dei contenuti che possono, anzi devono, essere chiaramente impostati per dare linearità, continuità e progressività a “che cosa dobbiamo presentare come argomenti portanti”. I contenuti essenziali saranno esplicitati e in un certo modo calendarizzati lungo il corso dell’anno.

L’UA non è improvvisazione e non vuol dire “vivere alla giornata”, ma deve basarsi su una ben precisa unitarietà e identità. In altre parole, ad esempio, non è possibile passare dall’argomento “Sumeri” all’argomento “Romani” a meno che questo “salto” non rientri in uno specifico motivo portante che lo giustifichi (le costruzioni? Il fiume?). Lo schema di un UA sarà molto snello alla sua partenza, e si arricchirà nel corso del suo svolgimento. All’inizio ci sembrerà un po’ difficile, ma una volta entrati in quest’ottica si potrà gustare la possibilità di realizzare un insegnamento realmente efficace.

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