È finalmente diventato ufficiale, in Francia, il divieto di esporre i bambini fino a 3 anni agli schermi di smartphone e tablet, televisori e computer, negli asili nido. Lo stabilisce un decreto del Ministero della Salute firmato dalla ministra Catherine Vautrin e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il provvedimento adotta un approccio molto più deciso rispetto al passato, in cui vigeva soltanto la raccomandazione, e promette di essere soltanto il primo passo verso una normativa ancora più stringente.
L’obiettivo è semplice: tenendo conto dei rischi dell’esposizione ai dispositivi elettronici per lo sviluppo dei bambini, è necessario adottare soluzioni più concrete. Arrivando anche a un divieto tout court.
Le nuove linee guida in Francia
Il divieto colpisce innanzitutto per l’ampiezza dei dispositivi coinvolti. Alle restrizioni su smartphone e tablet siamo anche abituati, viste le polemiche degli ultimi anni, ma i bambini fino a 3 anni verranno protetti anche dall’uso di TV e computer. La ratio del provvedimento è chiara, nella sua semplicità: proteggere lo sviluppo neurologico, emotivo e sociale dei bambini in una fase delicatissima della crescita.
Il sito ufficiale del governo francese mostra anche i risultati di una commissione scientifica incaricata di studiare i rischi legati all’uso precoce degli schermi. In particolare, si parla di:
- disturbi del sonno dovuti all’interferenza con i ritmi circadiani;
- obesità infantile dovuta alla riduzione nell’attività fisica;
- ritardi nello sviluppo linguistico e sociale;
- miopia precoce e retinopatie dovute alla luce blu degli schermi;
- maggiore irritabilità e difficoltà nella regolazione emotiva.
I risultati confermano, insomma, il potenziale impatto negativo degli schermi e dei dispositivi elettronici sui bambini piccoli, soprattutto con un uso illimitato e incontrollato.
Vietare gli smartphone agli under 11 e i social agli under 15
Certo, la tecnologia non è un nemico assoluto: dispositivi elettronici e Internet sono strumenti di grande utilità, proprio perché permettono un accesso equo alla conoscenza. Il loro uso non può tuttavia prescindere da una consapevolezza profonda delle loro potenzialità e dei loro rischi, che aumentano quando sono coinvolti i bambini in età di sviluppo.
Proprio per questa ragione, gli esperti consultati dal governo francese suggeriscono anche un’estensione dei divieti in vigore, nell’interesse della salute dei giovani:
- stop agli schermi sotto i 3 anni, anche quando sono in sottofondo;
- esposizione limitata e supervisionata fra 3 e 6 anni;
- smartphone vietato prima degli 11 anni;
- accesso a Internet vietato prima dei 13 anni;
- accesso ai social media soltanto dai 15 anni in più.
Non è ancora dato sapere quali di questi suggerimenti possano trovare spazio in futuri provvedimenti. D’altronde, fino a pochi anni fa non avremmo nemmeno pensato di vietare l’accesso agli schermi ai bambini inferiori a 3 anni.
E se il problema fossero gli adulti?
In effetti, tutta l’attenzione all’abuso della tecnologia da parte dei bambini e degli adolescenti lascia da parte un argomento altrettanto importante. E se il problema fossero gli adulti?
La questione è semplice: spesso sono gli stessi genitori che danno ai figli dispositivi come smartphone e tablet, magari per farli stare tranquilli. Si tratta di un approccio evidentemente sbagliato che aumenta anche il rischio di dipendenza dagli stimoli digitali fin dai primi anni di vita.
Se davvero vogliamo proteggere i bambini, insomma, non basta procedere di divieto in divieto, come avvenuto in Francia o nella stessa Italia dove gli smartphone sono adesso vietati anche alle superiori. La soluzione è molto più profonda, per quanto difficile da attuare: serve un’educazione digitale che riguardi sia gli studenti sia i genitori, in modo da informare sulle potenzialità e sui rischi di questi strumenti.
Cercando di evitare divieti che, spesso, finiscono per generare l’effetto contrario.