Per avere successo nella vita bisogna studiare: fare un percorso scolastico serio, prendere il diploma e magari la laurea, così da avere più possibilità nel mondo del lavoro. Si tratta di un processo abbastanza semplice nella sua linearità, che tuttavia viene messo in dubbio da storie che sembrano andare in direzioni opposte.
È il caso di Leonardo Trapani, ragazzo milanese di 19 anni, che si è maturato con 71 ma lavora già da quando aveva 16 anni. Come racconta il Corriere della Sera , oggi ha una partita IVA, un lavoro stabile nel campo dell’intelligenza artificiale e un reddito di circa 35 mila euro l’anno. Cosa ci dice questa storia della scuola italiana e del suo ruolo?
guadagnare “nonostante” la scuola
Leonardo ha iniziato a lavorare a 16 anni come sviluppatore di software nell’ambito dell’intelligenza artificiale, mentre frequentava il liceo. Si tratta di un percorso inusuale, pensando al normale cursus honorum che dal liceo va verso l’università e poi verso la laurea. Lo racconta lo stesso studente al quotidiano:
Ho fatto i salti mortali per conciliare studio e professione, ma per forza di cose da quando lavoro i risultati scolastici ne hanno risentito. Poi mettiamoci anche che i professori non erano troppo entusiasti della mia attività, per usare un eufemismo.
Di fronte a docenti che lo spronavano a concentrarsi esclusivamente sulla scuola, Leonardo ha deciso di seguire la propria inclinazione. E con dei risultati che non si sono fatti attendere: assunzione, consulenze e un’indipendenza che i coetanei possono soltanto sognare. Ma anche con un voto non eccezionale all’esame. Ne è valsa la pena?
La scuola deve preparare al lavoro oppure no?
Secondo lo studente appena diplomato, la scuola dovrebbe aiutare anche a preparare al lavoro, ma in Italia è troppo rigida per presentare ai giovani le giuste opzioni. Al Corriere Leonardo racconta di aver raggiunto, con i sacrifici, dei risultati che per altri sarebbero stati impossibili, e da cui deriva un’ampia libertà di scelta:
Sono riuscito a ritagliarmi un’indipendenza economica quando molti dei miei compagni impiegheranno anni per farlo. Indipendenza economica significa libertà nelle scelte e possibilità di scegliere i percorsi preferiti. Faccio un lavoro che mi piace. Non dovrebbe servire anche a quello la scuola?
La domanda è legittima, soprattutto facendo il confronto fra la vita attuale di Leonardo e le critiche dei docenti durante il percorso scolastico. Anche i genitori si erano mostrati scettici ma, con il tempo, hanno potuto notare i risultati concreti del suo percorso e hanno deciso di supportarlo.
Scuola e società sono troppo rigide
Leonardo non ha risparmiato critiche al sistema scolastico italiano, vecchio e incapace di rispondere alle sfide della contemporaneità. L’esempio classico è quello della filosofia: al liceo si studia la storia del pensiero filosofico ma non il pensiero in sé, ciò che ha detto Hegel ma non il modo in cui può aiutarci a pensare in modo critico. Una critica, verrebbe da dire, per molti versi ineccepibile. E continua:
In Italia siamo abituati all’idea che vita e carriera debbano seguire una linea retta. Non siamo abituati a concepire strade alternative, forse perché spesso ci spaventano. Chi arriva in alto è sempre qualcuno che ha sparigliato le carte, fatto qualcosa di differente, eppure il sistema scolastico continua a perseguire l’ordinarietà.
Un giudizio che ha il sapore di una sentenza per una scuola noiosa e lenta in confronto a una vita troppo veloce, che fatica ad orientare i giovani nel mondo contemporaneo e deve correre ai ripari, magari vietando del tutto l’uso degli smartphone in classe anche alle superiori.
La storia di Leonardo mostra proprio un modo diverso di concepire il rapporto fra lavoro e studio. Non si tratta di una strada che tutti devono seguire, quanto di un esempio che invita a ripensare il sistema scolastico, magari integrando l’educazione con percorsi più flessibili. Ma soprattutto, ascoltando davvero gli studenti e i loro sogni.