Nonostante ci sia una maggiore consapevolezza sull’importanza del benessere psicologico, le nuove generazioni sono oggi colpite da fragilità emotiva e difficoltà a gestire le proprie emozioni. Si tratta di una vera e propria crisi educativa che attraversa la società contemporanea e ha radici profonde.
Ne parla in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Gazzettino la psicologa e criminologa Roberta Bruzzone, secondo cui la situazione è più critica di quanto si possa immaginare. E la causa non andrebbe ricercata nei social media o nella scuola, o almeno non solo, quanto nella famiglia stessa, che ha rinunciato al proprio ruolo.
Genitori impreparati, figli disorientati
Uno dei punti chiave sollevati da Roberta Bruzzone riguarda quindi l’inadeguatezza di molti genitori nel gestire l’evoluzione psicologica dei propri figli. Si tratta di un problema di cui ha spesso parlato Paolo Crepet, soprattutto in relazione all’educazione di oggi e ai rapporti all’interno della famiglia.
Secondo la psicologa e criminologa sono i genitori che non sono preparati al compito, e la ragione è semplice: l’educazione non è più una priorità all’interno del nucleo familiare. E continua:
É il modello genitoriale che si è spostato dalla famiglia normativa, dove i ragazzi erano costretti a confrontarsi con prestazioni e limiti, alla famiglia assertiva, dove non c’è limite, non c’è controllo da parte di genitori che accettano tutto in modo acritico.
A questa situazione già di per sé molto grave si aggiungono anche i social media, con la loro iper-stimolazione e il consumo veloce di contenuti. Lungi dall’essere la causa del malessere dei giovani, rappresentano soltanto gli amplificatori di un problema più profondo.
Social media, società e scuola
In effetti, sono molti i genitori che tendono a scaricare le colpe di questa crisi educativa sui social media, sulla società e persino sulla scuola. Secondo Bruzzone, tuttavia, si tratta di un modo per evitare il vero problema: social media e società sono infatti elementi che fanno parte del quotidiano, e come tali influiscono sulla vita dei giovani. Queste le sue parole:
Le responsabilità della società ci sono sempre state, ma spostare l’attenzione non ha senso. Il problema vero è la famiglia che si è arresa rispetto a certe dinamiche. Non si può andare a riparare quello che una famiglia disfunzionale non è in grado di fare. A stare al mondo te lo devono insegnare in famiglia, non a scuola.
I rischi di un quadro così delineato sono diversi, e vanno dagli stereotipi di genere alle relazioni tossiche, dal bullismo al cyberbullismo. Nel primo caso, decenni di battaglie non sono serviti a sedimentare nella società alcuni concetti chiave riguardanti i diritti delle donne e l’educazione sentimentale. E nel secondo caso?
Bullismo e cyberbullismo
Roberta Bruzzone si occupa da tempo di bullismo e cyberbullismo, temi importanti oggi più che mai.. La psicologa e criminologa ne ha parlato in particolare durante l’ultima edizione di EducAbility , il grande evento formativo sulle competenze non cognitive.
Il primo incontro del 20 marzo è stato l’occasione per fare il punto su bullismo e cyberbullismo, nonché sul ruolo delle famiglie e quello della scuola. Secondo Bruzzone, infatti, su questi temi i ragazzi non parlano mai con i genitori ma si rivolgono più facilmente agli insegnanti: ancora una volta, quindi, la scuola diventa un rifugio mentre la famiglia non riesce a svolgere la propria funzione.
La situazione odierna non è insomma un fenomeno passeggero, ma il risultato di anni di scelte sbagliate da parte dei genitori, e non solo. Per questa ragione, la soluzione proposta da Roberta Bruzzone parte proprio dalle famiglie, che dovrebbero cambiare mentalità e formare con gli insegnanti un’alleanza.
Soltanto così sarà possibile riportare la famiglia al centro dell’educazione e, aspetto molto più importante, crescere ragazzi consapevoli, resilienti e capaci di affrontare le sfide del quotidiano.