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Le neuroscienze ora confermano che tutti possono diventare bravi in matematica, ecco perché dovremmo cambiare modo di insegnarla

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Molti bambini credono di non capirla, di non essere bravi in matematica, di non poter raggiungere buoni risultati nell’apprendimento di questa disciplina. Spesso famiglie e insegnanti tendono, in buona fede, a proteggere i bambini che mostrano difficoltà in matematica e a intervenire, correggere e aiutare, pensando di eliminare la frustrazione legata a questa disciplina e a conservare l’autostima dei bambini e dei ragazzi.

In realtà tutti possono essere bravi in matematica, se possiedono gli stimoli e gli strumenti giusti.

Prediamo come esempio la storia di Nicholas link esterno: Nicholas era un bambino australiano la cui insegnante aveva riferito alla madre che era lo studente peggiore che lei avesse mai avuto, con un quoziente intellettivo bassissimo (secondo l’insegnante) che gli avrebbe pregiudicato l’intera carriera di studi. Nicholas, oggi, è laureato all’Università di Oxford con un dottorato in matematica applicata.

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Il libro di testo è lo strumento didattico ancora oggi più utilizzato mediante il quale gli studenti realizzano il loro percorso di conoscenza e di apprendimento.

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Lo studio dell’apprendimento umano ha fatto passi in avanti grandiosi, che hanno portato a conoscenze davvero sorprendenti e hanno svelato alcuni segreti incredibili.

Ecco perché tutti possono essere bravi in matematica, ma proprio tutti.

IL CERVELLO È PLASTICO

Il cervello umano cresce, nel vero senso della parola. Man mano che si apprende, si memorizza, si ragiona, le reti neuronali aumentano di numero. A tutte le età, gli sforzi per acquisire competenze logiche e matematiche fanno sì che l’ippocampo, la parte del cervello deputata al ragionamento matematico e scientifico, aumenti di volume e si rimpicciolisca nel momento in cui non ci si impegni più nell’apprendimento di qualcosa.

Questo studio link esterno, condotto su un campione di tassisti inglesi che avevano il compito di imparare a memoria le strade di Londra per potersi muovere in città senza alcun tipo di guida, ha dimostrato che il cervello umano è plastico ed è in grado di modificarsi letteralmente grazie alle ripetute pratiche e agli esercizi. Per tutte le età e veramente per tutti.

5 AREE CEREBRALI PER LA MATEMATICA

Ciò che può davvero aiutare i bambini e i ragazzi a diventare bravi in matematica è, inoltre, l’ausilio di materiale visivo: grazie alle immagini, il cervello crea collegamenti e connessioni e affina il ragionamento non solo concreto ma anche astratto. Questo avviene perché nel ragionamento matematico sono coinvolte cinque aree cerebrali, di cui due legate alla sfera visiva.

Quindi è importante insegnare la matematica in modo creativo e con l’ausilio di immagini, scegliendo sempre materiale iconico e vario. Per la scuola primaria, per esempio, può esserci d’aiuto Mate Lab, un quaderno operativo link esterno per rinforzare le abilità e verificare le competenze dalla prima alla quinta, ricco di illustrazioni, associazioni di immagini e numeri, esercizi da risolvere che impegnano nel ragionamento e nello sforzo cognitivo.

PAROLA D’ORDINE: SFORZO

Si può diventare bravi in matematica con lo sforzo, il dubbio, la ricerca. Il cervello si modifica e cresce anche quando è sottoposto alla “fatica”. Noi insegnanti tendiamo, quando vediamo un bambino o un ragazzo alle prese con un quesito difficile, sia esso orale o scritto, a voler aiutare, per non frustrare troppo. In realtà è proprio nello sforzo della ricerca e nel dubbio che il cervello umano è in crescita, crea nuove connessioni neuronali, nuove cellule.

L’impegno cognitivo che, per esempio, si mette nella risoluzione di un problema matematico, è uno dei processi che davvero qualunque bambino può mettere in pratica: attraverso lo sforzo autonomo, senza aiuti, dovendo cercare soluzioni e immaginare situazioni, il cervello si ingrandisce sempre un po’ di più.

In conclusione: quando si apprende, il cervello aumenta letteralmente di volume, nascono cellule e collegamenti nuovi, il tutto grazie soprattutto a esercizio e pratica. Non serve “nascere” geni o avere doti naturali. La competenza si può costruire e coltivare, senza generare ansia o frustrazione.

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