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La rivista per la scuola e per la didattica
DIDATTICA

Che cos’è il Social Emotional Learning

Il Social Emotional Learning (SEL) è un modo di apprendere basato sulle emozioni e sulla consapevolezza di sé, il cui scopo è quello di aiutare gli alunni e le alunne (non solo alla scuola primaria) a costruire le abilità sociali ed emotive (social and emotional skills) fondamentali per affrontare la vita e le sue sfide.

Queste competenze affiancano quelle cognitive, che la scuola da sempre costruisce, in modo da fornire a bambini e bambine una base di partenza per permettere loro di affrontare al meglio le sfide future.

L’approccio SEL può aiutare gli studenti e le studentesse di qualunque età a sviluppare competenze personali e accademiche e a mantenere relazioni sociali equilibrate e positive.

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Non servono strumenti o dotazioni particolari per la classe o per i singoli studenti o studentesse per poter lavorare efficacemente in quest’ottica. Si tratta solo di mettere in campo strategie e processi diversi rispetto a quelli della didattica tradizionale (ma che a questa possono affiancarsi). Lo scopo è quello di acquisire cinque competenze chiave:

  • Self-awareness (consapevolezza di sé)
  • Self-management (gestione consapevole di sé, autocontrollo)
  • Social awareness (consapevolezza sociale)
  • Relationship skills (capacità relazionali/sociali)
  • Responsible decision-making (capacità di prendere decisioni consapevoli)

Nelle classi sempre più variegate che gli insegnanti devono gestire oggi, questo approccio è una chiave di volta per permettere a tutti gli studenti e a tutte le studentesse di brillare e di comprendere i propri punti di forza.

Questo approccio, applicato con successo in molte scuole statunitensi e oggi sempre più diffuso nel resto del mondo, permette di costruire un ambiente educativo realmente inclusivo e di acquisire le principali abilità che serviranno non solo nel mondo della scuola, ma nella vita quotidiana e nella capacità e consapevolezza con cui i ragazzi e le ragazze affronteranno i successivi passaggi in termini di scelte di studio, sia nella vita lavorativa che personale.

Queste abilità, afferenti a tre ambiti principali (quello dell’azione, quello delle emozioni e quello del pensiero), sono utili e fondamentali per tutti e tutte, specialmente in un mondo che sempre più scopre diverse intelligenze e comprende diversi funzionamenti (dai ragazzi e le ragazze con DSA alle varie forme di neurodivergenza oggi più conosciute e diagnosticate – autismo, ADHD…). Vediamole più nel dettaglio.

AMBITO DELL’AZIONE

Comportarsi in maniera socialmente appropriata e in modi che permettano di promuovere l’apprendimento.

Comportarsi in modo socialmente adeguato è un’abilità che di solito si apprende in modo automatico, dall’osservazione degli altri (della famiglia in primis), ma anche dalla comprensione istintiva di determinati processi di comunicazione, verbale e non verbale. È ovvio che il primo ente che gioca un ruolo fondamentale in questa abilità è, appunto, la famiglia. Ma è altrettanto ovvio che non sia e non possa essere l’unico. Si tratta quindi di creare un ambiente inclusivo e rispettoso all’interno del quale i bambini e le bambine possano comprendere quali comportamenti sono accettabili e quali no, comprendere le eventuali correzioni e le indicazioni che vengono loro fornite senza sentirsi umiliati e senza perdere autostima.

Inoltre, se pensiamo alle numerose neurodivergenze che esistono e che oggi sempre più vengono, per fortuna, riconosciute e diagnosticate, non possiamo ignorare il fatto che per molti bambini e bambine le competenze sociali non sono istintive e non basta apprenderle per imitazione.

Una delle caratteristiche fondamentali dell’autismo (con o senza compromissioni cognitive, cioè questo discorso vale anche per l’autismo di livello 1, quello più difficile da riconoscere) è proprio legata a una assenza di consapevolezza di ciò che è socialmente accettabile e ciò che non lo è. Le regole non scritte delle relazioni sociali necessitano, per un individuo autistico, di uno studio attento e sistematico, non sono e non diventano istintive. È necessario quindi un lavoro attento sulla costruzione di regole chiare, ma anche sulla consapevolezza che le regole possono essere disattese in alcuni momenti eccezionali, e che le situazioni sono tutte diverse e in ciascuna sarà necessario comprendere come comportarsi.

Un esempio per chiarire meglio: la regola dice che non si dicono bugie. Noi sappiamo, e istintivamente anche molti bambini e bambine lo sanno, che se l’insegnante chiede alla classe “Vi è piaciuta questa lezione?” si aspetta una risposta positiva o, per lo meno, ‘diplomatica’. Non si aspetta che un alunno/a risponda “No, l’ho trovata mortalmente noiosa e considero l’ultima ora tempo perso!” Le competenze sociali ci insegnano a usare quelle che normalmente si chiamano ‘bugie bianche’, che aiutano a mantenere i rapporti sociali. Per un bambino autistico o per una bambina autistica, questa è una competenza che va insegnata, spiegata e motivata.

Se nel contesto della classe questo lavoro sul comportamento socialmente accettabile viene fatto quotidianamente, a tutti i livelli e con tutti i bambini e le bambine, l’ambiente costruito sarà inclusivo e sereno e tutti/e avranno la possibilità di comprendere meglio che cosa è opportuno fare o dire e che cosa non lo è.

Ambito delle emozioni

Comprendere le emozioni proprie e altrui e regolare le proprie emozioni in base al contesto.

L’empatia è una dote innata, ma può anche essere coltivata. Comprendere le emozioni altrui per alcune persone è spontaneo, non richiede riflessione, e di conseguenza anche reagire in maniera positiva alle emozioni del prossimo non è una fatica. Stimolare una reazione empatica fa parte dell’educazione socio-emotiva. Saper comprendere le emozioni degli altri e delle altre e sapersi relazionare con esse è un’abilità che nella vita serve sempre, ma anche in questo caso la famiglia, pur essendo il primo attore sul palcoscenico di questo apprendimento, non è l’unico e non deve essere considerato tale. La scuola può fare molto in questo senso, organizzando momenti di riflessione sulle emozioni proprie e altrui. I lavori di gruppo (anche a coppie o a piccoli gruppi), il costruire insieme un progetto, l’avere un obiettivo comune per una ricerca o un compito sono tutte azioni e scenari educativi che stimolano le connessioni tra pari e quindi la consapevolezza dell’altro/a e delle sue emozioni.

Anche in questo caso, una piccola riflessione supplementare sulle neurodivergenze è d’obbligo. Si tende a pensare che gli individui autistici non siano capaci di empatia, ma si tratta di un luogo comune che va sfatato. Innanzi tutto, molte persone autistiche hanno il ‘problema’ contrario: un’empatia talmente forte da stare male fisicamente di fronte a un’ingiustizia, anche piccola. Inoltre, anche quando l’empatia sembra assente, non necessariamente lo è. A volte si tratta di una carenza nella teoria della mente tipica della condizione autistica. Si tratta cioè di una difficoltà nella ‘lettura’ delle emozioni delle altre persone, non nella loro comprensione. Se non riconosco dalle espressioni non verbali che cosa il mio compagno o la mia compagna sta provando, a prima vista potrei apparire insensibile, mentre in realtà io sono solo inconsapevole. Se il compagno o la compagna mi dice esplicitamente ‘sono triste’, allora comprendo e posso fare qualcosa per aiutarlo/a a stare meglio.

L’empatia, quindi, può essere sviluppata lavorando sull’esplicitazione delle emozioni – cosa che a qualunque età, ma in particolare per i bambini e le bambine della scuola primaria, è, a prescindere da qualunque altra considerazione, un lavoro importante da affrontare in classe.

Spunti di riflessione utili sono ben noti a chi abbia a che fare con l’insegnamento: riflettere su come le situazioni o le azioni che abbiamo attuato o subito ci fanno sentire, ascoltare le riflessioni dei compagni e delle compagne su come loro hanno vissuto lo stesso momento, confrontare le proprie emozioni con quelle delle altre persone, provare a immaginare come ci si sentirebbe in una data circostanza, mettersi nei panni degli altri: sono tutte attività fondamentali per la costruzione delle competenze socio-emotive.

Ambito del pensiero

Regolare attenzione e pensieri sia in generale sia in relazione al contesto.

Essere in grado di regolare attenzione e pensieri afferisce alla sfera razionale, ci si riferisce in questo contesto alla capacità di concentrarsi su un’attività, di rendersi conto delle distrazioni e di trovare strategie per evitarle. Ci si riferisce inoltre alla capacità di pianificare i passaggi e le strategie necessari per il completamento di un compito o di un’attività. Queste sono abilità che si possono acquisire sia lavorando in autonomia sia confrontandosi con il gruppo – benché, trattando queste pagine di SEL, la relazione con il gruppo dovrebbe essere messa sempre in primo piano.

In classe, il lavoro di costruzione di una scaletta di lavoro, per esempio, è un ottimo allenamento per questa abilità, così come la consapevolezza di dover prestare attenzione all’insegnante per un periodo di tempo specifico. Un esercizio utile per permettere ai ragazzi e alle ragazze di comprendere meglio la propria capacità di attenzione è quello di stabilire in anticipo un tempo in cui dovranno evitare distrazioni, scegliendo un intervallo gestibile, quindi per esempio non più di 15 minuti consecutivi nelle prime classi, e di mettere un timer. Quando il timer suona, ciascuno/a dovrebbe interrogarsi con onestà su quanto ha effettivamente prestato attenzione, se si è distratto/a, per quale ragione e per quanto tempo (ovviamente a grandi linee). Ripetere questo esercizio a distanza di tempo permetterà di monitorare i progressi della classe, ma permetterà anche ad alunni e alunne di rendersi conto dei loro miglioramenti.

Una breve parentesi qui va dedicata agli studenti e alle studentesse ADHD (sindrome da deficit dell’attenzione con iperattività), che potrebbero trovare difficoltà sia nel prestare attenzione – e qui il social emotional learning gioca un ruolo importante proprio nell’individuazione di strategie anti-distrazione, che facilitino concentrazione – sia nel costruire gli step per completare un compito. Allo stesso tempo, proprio le attività di monitoraggio dell’attenzione, dell’individuazione degli elementi di distrazione e dell’organizzazione del lavoro in fasi permetterà anche a questi ragazzi e a queste ragazze di avere successo nelle attività assegnate perché acquisiranno maggiore consapevolezza e comprenderanno più facilmente quali modalità di apprendimento sono più adatte a loro.

Per mettere in atto le strategie proposte e per avere successo negli ambiti indicati, è necessario anche da parte dell’insegnante un atteggiamento di apertura per stabilire una relazione positiva con la classe e con i singoli alunni e alunne. È importante il rinforzo positivo, sono essenziali i momenti di condivisione, di personalizzazione degli apprendimenti e di confronto sia tra alunni e alunne sia con l’insegnante, importante attore nel dialogo educativo, a tutti i livelli.

Dentro i libri

Come si concretizza l’approccio SEL, ad esempio, all’interno di un nuovo corso di lingua inglese per la scuola primaria? L’attenzione all’approccio Social Emotional Learning nella costruzione di percorsi educativi e didattici è sempre più centrale nell’insegnamento delle lingue. Un esempio è il nuovo sussidiario edito dal Gruppo Editoriale ELi intitolato Space English link esterno, in cui questo aspetto è integrato in modo puntuale e costante. In ogni unità, infatti, sono presenti diverse proposte contrassegnate dal bollino SEL: si tratta di attività che permettono di approfondire questo approccio, proporre strategie mirate e creare un setting educativo in cui i bambini e le bambine possano sviluppare non solo l’apprendimento della lingua inglese, ma anche le abilità socio-emotive essenziali per affrontare il mondo e la vita.

Space English copertina

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il corso ministeriale di Inglese pensato per la Scuola Primaria, sviluppato per guidare gli studenti dai livelli Pre A1 ad A1+ in modo graduale e coinvolgente

All’interno di questa guida, l’insegnante troverà diversi spunti per approfondire le attività e le modalità di presentazione delle stesse attraverso la costruzione di percorsi inclusivi, attenti al lavoro di coppia, di gruppo e al confronto, oltre che attraverso la creazione di materiali personalizzati e personalizzabili, in modo da fornire alla classe gli strumenti migliori per crescere armoniosamente.

Il bollino SEL in pagina non indica la necessità di svolgere attività aggiuntive, a meno che non sia l’insegnante a valutare se e quando vuole farlo. Si tratta solo di indicare quali attività sono intrinsecamente strutturate in modo da mettere i bambini e le bambine in condizione di sviluppare le loro abilità socio-emotive. Il bollino SEL indica pagine o esercizi in cui si può lavorare in gruppo o a coppie, in cui ci si confronta con i compagni e le compagne, in cui si costruisce qualcosa insieme. O ancora, si tratta di pagine in cui vengono affrontati temi come la collaborazione, la cooperazione per uno scopo comune, il rispetto per i gusti degli altri e delle altre, il rispetto delle diversità, il riconoscimento delle proprie e delle altrui capacità e talenti, l’autostima, il rispetto per l’ambiente e per tutte le forme di vita, e così via.

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