Fra dieci anni potremmo avere una settimana lavorativa di due o tre giorni e, di conseguenza, avere un weekend lungo quattro o cinque giorni. Questa è la previsione di Bill Gates durante la sua intervista al The Tonight Show di Jimmy Fallon .
A causare la trasformazione sarà l’intelligenza artificiale, che secondo il fondatore di Microsoft si sta evolvendo in modo estremamente rapido. Le IA non si limiteranno tuttavia a trasformare il mondo del lavoro ma, al tempo stesso, avranno un impatto significativo anche in altri settori della vita pubblica. Compresa la scuola.
Un futuro dominato dall’AI
Se dovessimo nominare una delle grandi innovazioni della nostra epoca, quella sarebbe senza dubbio l’intelligenza artificiale, almeno secondo Bill Gates. Intervistato da Jimmy Fallon, il fondatore di Microsoft ha parlato del futuro e dei cambiamenti che potremmo dover considerare già in atto. Fra questo, l’evoluzione delle IA è uno dei più importanti:
L’era che stiamo appena iniziando è quella in cui l’intelligenza è rara: un grande dottore, un grande insegnante, e così via. Ma con l’intelligenza artificiale, nei prossimi dieci anni, essa diventerà gratuita, diventerà comune, e avremo ottimi consigli medici, ottimo insegnamento. Ed è una trasformazione piuttosto profonda perché risolve tantissimi problemi specifici ma porta con sé tantissimi cambiamenti.
Fra questi ultimi, sono particolarmente importanti quelli che riguardano il lavoro: secondo Bill Gates potremmo davvero finire per lavorare soltanto due o tre giorni alla settimana. Si tratta di un mondo nuovo dai risvolti difficili da prevedere, ma che non mancherà di stupire e persino spaventare.
IA e scuola: rivoluzione o minaccia?
Il rischio di uno scenario così delineato è, a fronte di un aumento in efficienza e produttività, una minore occupazione per tantissime categorie professionali. La sfida è allora trovare un equilibrio fra progresso tecnologico e tutela del lavoro in questo futuro che, nelle parole di Bill Gates, it’s completely new territory.
Qualcosa di radicalmente nuovo, appunto.
Uno dei settori più sensibili all’impatto dell’intelligenza artificiale è la scuola, con tecnologie che promettono di trasformare sia il lavoro degli insegnanti sia le modalità di apprendimento degli alunni. Già oggi ci sono progetti che vanno in questa direzione, come:
- la maestra Genia, interamente basata su intelligenza artificiale;
- il liceo di Milano in cui filosofia e intelligenza artificiale vengono insegnate insieme.
Si tratta di sperimentazioni, certo, ma l’IA potrebbe servire a creare percorsi di apprendimento personalizzati e rendere automatiche alcune mansioni amministrative. In questo modo si potrebbe alleggerire il carico sui docenti e permettere loro di concentrarsi sulla didattica. Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Le sfide etiche dell’intelligenza artificiale
Ovviamente ci sono anche rischi da considerare, come il potenziale ridimensionamento del ruolo dell’insegnante e alcune problematiche di natura etica, secondarie solo in apparenza..
Infatti, queste ultime riguardano la programmazione e l’utilizzo che si fa delle intelligenze artificiali ma anche questioni più profonde, legate alla trasparenza dei dati e alla privacy degli utilizzatori. Per non parlare del digital divide, la diversità nell’accesso alla tecnologia ancora oggi molto presente in Italia che renderebbe diseguale l’uso delle IA, e delle normative che devono necessariamente evolversi per tutelare gli studenti.
Insomma, è probabile che il futuro previsto da Bill Gates possa avverarsi nei prossimi decenni: d’altronde, in pochi anni i modelli di intelligenza artificiale generativa si sono imposti in tantissimi settori della nostra società.
Allo stesso tempo, è fondamentale non dimenticare che ogni miglioramento della produttività e della didattica va compensato con un’attenta gestione dell’elemento umano. Elemento ancora oggi irrinunciabile per un futuro a cui guardare con ottimismo, a prescindere dalle IA.