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Arriva nelle scuole italiane la prima insegnante creata con l’intelligenza artificiale, si chiama Maestra Genia e può diventare un vero problema

Quando si parla di intelligenza artificiale le opinioni si polarizzano facilmente, soprattutto se il contesto è quello scolastico. Infatti, in un mondo che ancora fa fatica a decidersi sulla presenza dello smartphone in classe e sull’uso della tecnologia, le intelligenze artificiali vengono viste come straordinarie risorse oppure come nemici da combattere. Tertium non datur. Per questa ragione ha fatto discutere l’annuncio di Maestra Genia, la prima intelligenza artificiale pensata per la scuola. Ma che non piace a tutti.

Maestra Genia, la prima insegnante artificiale

A raccontare la creazione, in senso lato, di Maestra Genia link esterno è Eugenio Azzinari, cofondatore della startup Cogit AI. La prima intelligenza artificiale pensata per la scuola è nata da un prompt, un comando, dato dagli sviluppatori alla loro IA. L’obiettivo? Creare un’insegnante dalle fattezze simpatiche, ma che possa anche agire su due piani diversi:

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  • il primo è il ruolo di tutor virtuale sulla piattaforma dedicata, in cui Maestra Genia si comporta da insegnante con cui si può interagire su qualsiasi tema scolastico;
  • il secondo è l’approccio sulle piattaforme social, dove Maestra Genia propone contenuti originali realizzati impiegando l’intelligenza artificiale generativa.

Per intenderci, si tratta della stessa tipologia di IA che anima ChatGPT e Gemini, e che quindi è pensata per creare contenuti testuali ben realizzati, ma non solo. Nelle intenzioni di Azzinari, infatti, sui social media Maestra Genia potrà anche intervistare personaggi del passato, avvicinando gli studenti ad un nuovo modo di intendere l’apprendimento.

IL FUTURO DELL’INSEGNAMENTO

Da questo punto di vista, Maestra Genia sembra una intelligenza artificiale a misura di scuola. In effetti, le promesse di Cogit AI sono estremamente interessanti, soprattutto per il grado di interazione con gli studenti e i docenti sulla piattaforma dedicata. A Sky TG24 link esterno, Azzinari spiega:

Faccio un esempio: se c’è un libro o degli appunti, possono essere caricati sulla piattaforma. In base alle richieste che l’utente fa, studente o docente che sia, l’IA restituisce un’analisi, una sintesi oppure un approfondimento. È come avere a tutti gli effetti un assistente virtuale che semplifica e velocizza il lavoro.

Come però le intelligenze generative ci hanno insegnato, non è tutto oro quel che luccica. Il modo con cui si pone la domanda è importante, e così anche il grado di conoscenza dell’IA. Le conoscenze della Maestra Genia si basano infatti sui contenuti presenti online, nulla di nuovo qui, e pertanto il rischio di informazioni false è piuttosto alto. D’altro canto, il grado di conoscenza “pura” che un’intelligenza artificiale generativa può mostrare è semplicemente inarrivabile per qualsiasi insegnante.

I POTENZIALI RISCHI

Il dibattito sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle aule scolastiche è acceso. Sebbene le potenzialità siano evidenti, i chatbot attuali presentano ancora una serie di criticità. Spesso, si rivelano permeabili agli errori, caratterizzati da lacune e ripetizioni, tanto da essere paragonati al lavoro di uno studente elementare particolarmente brillante. Il pericolo che gli studenti possano abusare di questa tecnologia, ad esempio utilizzandola per copiare, è reale e va tenuto in considerazione.

Una delle principali preoccupazioni riguarda l’impatto dei software sull’abilità critica degli studenti. La possibilità che forniscano risposte immediate ma superficiali potrebbe compromettere lo sviluppo di una comprensione profonda e articolata dei concetti. È chiaro che i chatbot non possono sostituire il ruolo degli insegnanti e l’interazione umana che caratterizza l’esperienza educativa. Bisogna riconoscere, però, che se correttamente sviluppati e integrati, potrebbero rappresentare un valido supporto didattico, offrendo un aiuto supplementare nella comprensione dei contenuti.

Maestra Genia SOSTITUIRà GLI INSEGNANTI?

Se dovessimo interpellare Bill Gates sull’argomento, potremmo immaginare una risposta affermativa. Già da tempo il patron di Microsoft sostiene come le intelligenze artificiali generative potranno in futuro sostituire gli insegnanti. Allo stesso tempo però Maestra Genia ha dei limiti che, anche con uno sguardo superficiale, risultano difficilmente superabili in poco tempo. Lo abbiamo visto nel paragrafo precedente. In più, bisogna considerare la componente umana del ruolo dell’insegnante: non si tratta soltanto di nozioni quanto di una funzione molto più profonda.

Dal suo punto di vista, Azzinari difende Maestra Genia e sostiene la sua utilità come supporto allo studio, non come rimpiazzo dei docenti. Secondo lo stesso cofondatore di Cogit AI, nulla potrà mai sostituire l’esperienza scolastica e il contatto fra insegnanti e studenti. Ma sarà davvero così?

A oggi è difficile prevederlo: Maestra Genia è il futuro della scuola, se intesa come un modo per velocizzare ricerche e funzioni scolastiche. Ma non è poi così semplice. In un recente webinar, Lilli Doniselli e Alba Taino hanno discusso l’uso delle intelligenze artificiali nella scuola contemporanea e l’importanza di una mentalità critica nell’uso della tecnologia. D’altronde, non ha senso fidarsi ciecamente di uno strumento che può restituire risposte giuste e risposte sbagliate, no? Insomma: meglio diffidare di ignora il valore del dubbio.

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