In Italia si va a scuola da inizio settembre a inizio giugno, con date che possono variare da regione a regione per ragioni climatiche e sociali. Si tratta di un’organizzazione dell’anno scolastico che ormai è in vigore da tantissimo tempo, e che in molti stanno pensando di cambiare.
Dopo il caso dell’Emilia Romagna, in cui la giunta regionale ha proposto una simile modifica al calendario, adesso arriva anche una petizione su Change . La richiesta è semplice: fare più pause durante l’anno scolastico, apertura delle scuole anche a giugno e luglio con attività extrascolastiche. Ma non solo.
L’anno scolastico fra studio e vacanza
Oggi, in Italia gli studenti frequentano la scuola per almeno 200 giorni all’anno: si tratta di un numero elevato se confrontato con la media europea. Allo stesso tempo, però, il problema non risiede tanto nella quantità quanto nella distribuzione di questi giorni, nella qualità potremmo dire. Un discorso simile si può fare, per esempio, per il tempo dedicato ai compiti per casa: per gli studenti italiani è il più alto in ambito europeo, ma non porta automaticamente a risultati migliori.
Nel corso dell’anno scolastico, la pausa estiva è fra le più lunghe d’Europa: in alcune aree del Paese può arrivare fino a 14 settimane. Questa interruzione è un retaggio di un passato rurale, e doveva consentire ai ragazzi di aiutare le famiglie nei campi. Ma oggi, si chiedono i promotori della petizione, serve davvero un anno scolastico così suddiviso? O è meglio pensare ad un cambiamento radicale?
Tempo pieno e scuola più flessibile in estate
La petizione su Change, nel frattempo già diventata un successo, chiede quindi un cambiamento nel modo in cui viene organizzato l’anno scolastico. Le aree sono sostanzialmente due:
- da una parte, la possibilità di scegliere se usufruire del tempo pieno o del tempo parziale su tutto il territorio nazioale, per studenti dai 3 ai 14 anni;
- dall’altra parte, scuole aperte anche a giugno e luglio con attività extrascolastiche, con conseguente distribuzione delle pause per il resto dell’anno scolastico.
Come si vede, si tratta di una proposta che richiede anche un consistente impegno finanziario da parte dello Stato. Libertà di scelta del tempo pieno vuol dire scuole aperte nel pomeriggio, più insegnanti e una migliore programmazione. Attività extrascolastiche a giugno e luglio vuol dire insegnanti più coinvolti e vacanze distribuite diversamente nei mesi precedenti.
Insomma, per i promotori serve una scuola più presente nella vita dei bambini e dei ragazzi, così da contribuire ad una riduzione delle disuguaglianze. E non è tutto.
Una scuola più presente nella vita dei giovani
Sono diverse le ragioni che giustificano la richiesta di cambiamento presente nella petizione. Si parte dal fatto che d’estate molti studenti perdono le competenze cognitive e sociali acquisite durante l’anno: il fenomeno colpisce soprattutto chi proviene da contesti fragili, ma è in generale molto più diffuso di quanto si pensi. Inoltre, tre mesi continui di vacanza per gli studenti possono creare problemi ai genitori che lavorano, con un conseguente aumento delle spese familiari.
Cambiare il calendario scolastico quindi non significa soltanto fare più tempo scuola, ma anche migliorare il tempo scuola così com’è concepito oggi. Un anno scolastico più flessibile ha infatti l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze fra gli studenti, contribuendo in modo più concreto al loro percorso di crescita.
Si tratta di una scelta che non porta soltanto ad una scuola più moderna ma, in generale, ad una scuola più presente nella vita dei giovani. Qualcosa di cui si sente il bisogno da molto, forse troppo, tempo.