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La rivista per la scuola e per la didattica
APPRENDIMENTO

Che cos’è il Cooperative Learning

L’uomo ha da sempre appreso, in modo più o meno informale, attraverso sistemi semplici e complessi di cooperazione con i suoi simili. L’efficacia di questo approccio è facilmente immaginabile: laddove le mie carenze sono sopperite dal tuo intervento, il nostro risultato sarà senza dubbio garantito. Naturalmente lavorare “insieme” non significa lavorare in modo “cooperativo”, in altre parole: mettere delle persone attorno ad un tavolo con una consegna da perfezionare non è “apprendimento cooperativo”. Questa precisazione, per certi versi ovvia, vuole sfatare un luogo comune ossia che l’apprendimento cooperativo sia una forma del tutto naturale e istintiva di apprendimento. Purtroppo così non è. In ambito formativo talora si confonde un lavoro in “squadra”, che può essere anche totalmente privo di regole, ruoli e passaggi interni, con un lavoro “cooperativo” che, al contrario, è strutturato in modo anche piuttosto rigido. Ma vediamo dunque alcune caratteristiche del cooperative learning.

Quando si parla di “apprendimento cooperativo”

Al fine di sfatare miti e allontanare equivoci, elenchiamo di seguito alcune caratteristiche che ha, o dovrebbe avere, un apprendimento cooperativo classico, sulla falsa riga di quanto individuato dai fratelli Johnson:

  • Interdipendenza positiva: ogni studente si impegna a far sì che le sue risorse sia a vantaggio di tutto il gruppo e non solo di se stesso;
  • Insegnamento e apprendimento di abilità sociale: ogni esperienza di cooperative learning non mira solo a contenuti o abilità ma anche, e soprattutto, ad affinare competenze sociali e/o soft skill;
  • Responsabilità individuale: nei gruppi di lavoro ogni componente deve avvertire una propria responsabilità al fine di migliorare non solo le dinamiche del gruppo ma anche gli stessi risultati di apprendimento.

Ecco, se queste caratteristiche sono presenti in un lavoro svolto “insieme” è decisamente probabile che tale attività sia effettivamente “cooperativa”.

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Prerequisiti di un modulo in “Cooperative Learning”

Prima di avviare una sperimentazione di tal genere è opportuno che il docente, o l’educatore, rifletta sui seguenti aspetti, onde evitare il fallimento dell’esperienza.

Gestione della classe. Pensare di poter gestire studenti che lavorino insieme senza una vaga idea di come funzionino le dinamiche di gruppo, potrebbe essere un errore di valutazione piuttosto grave. Per tale ragione il docente deve avere una relazione consolidata con la classe, dovrebbe sapere quali siano gli ambiti di maggiore partecipazione e motivazione dei propri studenti e, da non sottovalutare, anche quali possano essere le figure di leadership, positive e negative, all’interno di un contesto classe. Con uno scenario piuttosto chiaro sotto questo fronte sarà decisamente più agevole: formare gruppi, scegliere tematiche, fissare scadenze e discutere aspetti inerenti la valutazione

Assegnazione dei ruoli. Questo è uno degli aspetti più dibattuti del cooperative learning: si devono o non si devono assegnare i ruoli? Oppure questi possono essere gestiti in autonomia dai gruppi di lavoro? Naturalmente non esiste una risposta giusta ed univoca, tutto dipende da quali obiettivi si ponga un progetto di apprendimento cooperativo; se questo punta alle dinamiche relazionali, allora è opportuno che il docente fissi i ruoli, al contrario se il focus sono i contenuti allora potrebbe essere utile anche far scegliere agli studenti i vari ruoli da ricoprire. Di certo tale scelta dovrebbe essere preferita solo nell’ipotesi di classi già abituate al lavoro di gruppo.

Valutazione dei risultati. Di norma un modulo in apprendimento cooperativo non punta sulla sola memorizzazione dei contenuti intesi come risultati, quanto piuttosto all’acquisizione di competenze da considerare all’interno di un processo ampio. In questo scenario la valutazione non è un momento finale interamente gestito dal docente, quanto piuttosto una strategia di accompagnamento svolta di concerto tra insegnanti ed alunni.

Una volta che un docente abbia valutato accuratamente questi aspetti, allora è il momento di avviare una esperienza collaborativa.

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Pro e Contro

Dato quanto premesso, potrebbe sembrare che un modulo in cooperative learning abbia solo e soltanto aspetti positivi, purtroppo così non è, per varie ragioni. Partiamo proprio dai “contro”. Innanzitutto, specie alla scuola secondaria, l’apprendimento cooperativo non è sempre ben visto dagli studenti; una delle obiezioni più comuni, e per altro comprensibili, è che il lavoro cooperativo sia più faticoso poiché richiede, oltre al normale studio dei contenuti, una continua negoziazione di scelte, che in autonomia non sono ovviamente previste. Non solo, in contesti cooperativi, specie se i gruppi sono predisposti dal docente, gli studenti si trovano a lavorare forzatamente con compagni di classe coi quali potrebbero non avere buoni rapporti, il che complica le cose. Inoltre, molti studenti, per motivi vari derivanti spesso dalle alte aspettative (anche delle famiglie), avvertono ogni tipo di cooperazione come una minaccia alla loro performance o, peggio ancora, al loro voto (non valutazione, voto!): anche questo complica naturalmente il quadro. Come ovviare a questi aspetti che, ripetiamo, sono del tutto comprensibili? Una risposta giusta ed univoca non c’è, tuttavia dialogare con gli studenti e far comprendere loro come la costruzione del sapere sia di certo più efficace in gruppo, potrebbe essere una buona strada. Assolutamente poco efficace, e strategicamente ingenuo, sarebbe dare per scontato che gli alunni vogliano lavorare cooperativamente e pretendere che lo facciano in modo sereno e proficuo.

Ed ora veniamo agli aspetti positivi che, se ben gestiti, sono di gran lunga più numerosi di quelli appena menzionati. Innanzitutto la didattica cooperativa aiuta gli studenti a comprendere come la costruzione del sapere sia, per lo più, un fenomeno in cui gli altri hanno un ruolo molto più grande di quanto non si pensi. Che questo migliori anche doti di empatia ovviamente non è scontato ma non è nemmeno da escludere. Lavorare in modo cooperativo ad un progetto invita anche a riflettere sulle nostre capacità, oltre che sui nostri contenuti, il che implica che un certo grado di metacognizione è sempre auspicabile all’interno di tali dinamiche di lavoro. Aggiungiamo poi che questo tipo di attività, almeno nelle intenzioni e negli scenari meglio riusciti, dovrebbe far sentire tutti inclusi non solo nell’economia di una consegna ma, cosa ben più importante, nel contesto di una micro società quale il gruppo classe e il gruppo di lavoro. Infine, l’apprendimento cooperativo, quando ben organizzato, potrebbe favorire la motivazione ad apprendere in quanto l’obiettivo finale di un modulo non è quasi mai la sola memorizzazione passiva dei contenuti ma la loro articolazione attiva all’interno di una consegna più complessa e, perché no, più creativa e personale.

Proposte Operative di Cooperative Learning

Veniamo ora a qualche scenario operativo suddiviso per grado di scuola, tenendo presente che presso infanzia e primaria tale approccio è decisamente diffuso e praticato, al contrario della secondaria di primo e, in particolare, di secondo grado.

Una implementazione di lavoro di gruppo all’infanzia potrebbe essere quella che preveda l’interazione in piccoli o piccolissimi gruppi (ad esempio di due bambini) al fine di rispettare il turno di parola dell’altro, oppure la condivisione di giochi e/o strumenti didattici.

Passando alla primaria le possibilità aumentano notevolmente; nel primo biennio possono essere ribadite modalità che abbiano lo scopo di esercitare il rispetto dell’altro mediante anche l’ascolto attivo. Nell’ambito del secondo biennio possono essere strutturate anche attività più complesse, con gruppi più ampi e con ruoli ben definiti. Un esempio potrebbe essere quello di far realizzare un cartellone (o un qualunque altro manufatto di medie e/o grandi dimensioni) connesso a delle tematiche trattate in classe (le stagioni, il ciclo dell’acqua, la storia, etc.) nel contesto del quale ogni componente del gruppo abbia un ruolo definitivo: chi si occupa della parte grafica, chi dei testi, chi dell’inserimento di eventuali materiali esterni, etc.

Nella secondaria di primo grado, come in quella di secondo, è possibile progettare attività cooperative anche decisamente complesse, che prevedano anche una parte di lavoro a casa e, perché no, l’impiego di strumenti digitali. Un esempio potrebbe essere un project work con lo scopo di realizzare una campagna informativa sulla propria scuola; in questo ambito ci saranno componenti del gruppo che pianificheranno il lavoro in fasi, altri che realizzeranno i testi da inserire (in eventuale pagina web o presentazione multimediale), altri ancora che si occuperanno della parte grafica e sonora.

In conclusione, lavorare con moduli di didattica cooperativa richiede senza dubbio da parte del docente molto tempo e lunga progettazione, oltre al superamento (non sempre facile e immediato) di dinamiche oppositive talora molto radicate, tuttavia l’impiego progressivo (e possibilmente non isolato né occasionale) di questa modalità potrebbe dare ottimi risultati non sono in ambito strettamente didattico ma anche in quello più latamente relazionale e sociale.

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