Free cookie consent management tool by TermsFeed Generator
La rivista per la scuola e per la didattica
DIDATTICA

Che cos’è lo Storytelling Didattico

Lo Storytelling Didattico è una metodologia di insegnamento attiva che ha l’obiettivo di educare ad apprendere con le narrazioni. L’uomo ha da sempre imparato grazie alle storie, basti pensare all’esperienza di ciascuno di noi: da bambini qualcuno ci ha raccontato o letto delle storie, da adulti le abbiamo lette nei libri e per tutta la vita ne siamo al centro, sia come autori che come ascoltatori e fruitori. Ma perché questo storico successo?

I motivi sono molteplici: innanzitutto le storie sono rassicuranti perché ci fanno sentire parte di una comunità sociale grazie alla condivisione di valori ed esperienze. In secondo luogo, le storie ci insegnano il funzionamento del mondo, basti pensare all’importanza dei miti nei tempi antichi, vere e proprie “enciclopedie tribali” dei nostri antenati. Infine, le storie ci permettono di esprimere la nostra personalità e, in un certo senso, la nostra visione del mondo. Questi motivi hanno decretato il successo di una “metodologia didattica” che esiste da quando esiste l’essere umano.

In questo contesto si inserisce lo Storytelling Didattico come metodologia di insegnamento ed apprendimento. Sin dalla più tenera età, infatti, risulta affascinante, oltre che efficace, veicolare contenuti, più o meno complessi, mediante le storie. Tutti noi, da bambini, abbiamo appreso l’alfabeto, il ciclo delle stagioni e persino i numeri, mediante il racconto, talora anche in rima, di storie e filastrocche. Per questo motivo tale metodologia risulta particolarmente diffusa non solo nella scuola dell’infanzia ma anche presso quella primaria.

Anno scolastico 2025/26

Adotti un nuovo sussidiario?

Con i nuovi corsi del primo e secondo ciclo per la scuola primaria del Gruppo Editoriale ELi hai un vero e proprio Kit docente in esclusiva per te

kit docente 2024

Ma non dobbiamo pensare che solo nel contesto scolastico lo Storytelling Didattico sia diffuso; si pensi, ad esempio, a quanto le strutture museali, specie negli ultimi anni, abbiano trasformato le tradizionali schede informative, dallo stile spesso austero e complesso, in più accattivanti narrazioni di facile accesso. Non solo, riflettiamo anche su quanto successo stiano avendo libri e programmi televisivi di divulgazione scientifica basati, non tanto sulla spiegazione tecnica dei fenomeni, ma sulla loro rappresentazione drammatica.

Un caso d’eccezione, in questo senso, è rappresentato dal noto testo di Alberto Angela dal titolo “I tre giorni di Pompei” e la sua trasmissione per Rai 1 “Stanotte a Pompei”. Se confrontiamo, ad esempio, le trasmissioni scientifiche di venti, o solo dieci anni fa, potremmo riscontrare un sempre più alto “coefficiente narrativo”, aspetto questo che ci conforta sul potere educativo delle narrazioni.

LEGGI ANCHE
Dal metodo Alberto Angela ai sussidiari scolastici, come il potere dello storytelling influisce nell’apprendimento

Ma al di là della scuola dell’infanzia e primaria, quanto è diffuso lo Storytelling Didattico? Nei libri di testo la risposta è chiara: sempre di più. E nelle lezioni dei docenti? Non abbiamo, naturalmente, statistiche scientifiche ma, a giudicare dal crescente successo delle web app narrative presso i docenti, potremmo affermare con una certa sicurezza che tale metodologia si sta facendo sempre più spazio nella pratica d’aula di moltissimi insegnanti. Anche qui le motivazioni sono molteplici: la fascinazione che proviene dalle narrazioni, il ruolo attivo degli studenti nel raccontare contenuti ed esperienze e, non da ultimo, la relativa facilità con cui, specie negli ultimi anni, si riescono a confezionare storie digitali grazie a degli applicativi online.

Sì, perché lo Storytelling, da almeno una decina di anni a questa parte, ha assunto una importantissima variante digitale, grazie alla quale è possibile fruire ma, soprattutto, generare storie coinvolgenti e dall’aspetto professionale. In conclusione: lo Storytelling Didattico si è ormai stabilmente imposto come una delle metodologie didattiche attive più efficaci e consolidate nel panorama della scuola italiana.

Pro e contro

Date le precedenti premesse, si potrebbe credere che tale metodologia non presenti né limiti né controindicazioni. Purtroppo, come è logico supporre, le cose non stanno esattamente così. Per quanto concerne i limiti sarebbe molto bello, e anche un po’ naif, ritenere che “i limiti sono soltanto in chi utilizza lo Storytelling”, in realtà, nella prassi didattica, alcuni limiti sono comunque presenti. Innanzitutto, per fruire e, soprattutto, strutturare narrazioni digitali occorre un’infrastruttura che preveda, preferibilmente in aula, la disponibilità di più dispositivi come pc portatili o tablet, possibilmente connessi alla rete, vista la grande diffusione di web app che rendono la redazione agevole e divertente.

Occorre poi che il corpo docente abbia una minima dimestichezza, non tanto con lo strumento digitale in sé, quanto con la gestione di un’intera classe che operi su dispositivi come pc e tablet; in questi momenti, che di norma sono collaborativi, il rischio di caos e confusione è molto alto. Un altro aspetto che non definiremmo come limite, ma può essere disincentivante, è il dispendio di tempo richiesto da praticamente tutte le metodologie attive; nel momento in cui vogliamo “rendere protagonisti” i nostri studenti, magari con l’ausilio delle tecnologie digitali, non possiamo pensare che l’investimento di tempo sia trascurabile.

Ed ora veniamo agli aspetti positivi che, senza dubbio, risultano più numerosi dei precedenti. Come detto, lo Storytelling Didattico, mettendo lo studente al centro del suo processo educativo, è generalmente più motivante di attività meno interattive come la lezione frontale o anche solo la lezione partecipata. Altro plus di questa metodologia è che offre molte opportunità di lavoro collaborativo; sebbene lo Storytelling Didattico non preveda necessariamente un lavoro di gruppo, esso si presta meglio di altre metodologie a questo approccio.

Ulteriore elemento positivo dello Storytelling è la possibilità di impiegare tecnologie vicine, o vicinissime, al vissuto degli studenti, pensiamo in particolare a smartphone e tablet; il semplice utilizzo dei dispositivi, naturalmente, non è formativo di per sé, tuttavia potrebbe essere un ottimo spunto per svolgere lezioni di media education e cittadinanza digitale e responsabile. Altro aspetto assolutamente motivante nella prospettiva degli studenti è quello di realizzare qualcosa di “concreto” (ancorché digitale), da poter essere annoverato tra i “capolavori” realizzati negli anni della scuola. Non si pensa mai sufficientemente a questo dettaglio; tuttavia, dopo le straordinarie esperienze della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, gli studenti italiani non hanno così tante occasioni per realizzare qualcosa di materiale che resti nella loro memoria (analogica o… digitale!), da poter ricordare quando saranno grandi!

Infine, anche se potremmo continuare ancora per molto con i “pro” dello Storytelling Didattico, una riflessione in prospettiva futura: in un mondo che cambia ad una altissima velocità, saper disciplinare la propria creatività e i processi che oggi chiamiamo “soft skill”, potrebbe per i nostri ragazzi essere più premiante rispetto alla passiva acquisizione di contenuti disciplinari.

Proposte operative di Storytelling Didattico

Ed ora è venuto il momento di vagliare qualche concreta proposta operativa che possa far comprendere meglio orizzonti e possibilità dello Storytelling Didattico. Per comodità, prenderemo in esame un esempio di tale metodologia per ogni grado di scuola, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado. Tutte le proposte prenderanno in considerazione lo Storytelling Didattico nella sua variante Digitale.

Per quanto concerne la scuola dell’infanzia, dobbiamo tenere conto che ovviamente i bimbi non sono per lo più in grado di realizzare da soli delle storie, a meno che non siano guidati passo passo da maestre e maestri, possibilmente con l’impiego di app pensate per un pubblico della loro età (ad esempio la nota app BookCreator). Presso i bimbi dai tre ai cinque anni sarà possibile, ad esempio, fotografare con smartphone o tablet il giardino o parco della scuola, oppure alcuni elementi caratterizzanti le stagioni (foglie, neve, fiori, etc.); successivamente, maestre e maestri potranno inserire in sequenza le fotografie realizzate e corredarle con l’audio della voce dei bimbi che raccontano o descrivono le immagini messe in forma di carosello. Il risultato finale potrebbe essere un semplice video realizzato da smartphone oppure un libro digitale sfogliabile editato con app del tipo di BookCreator.

Passando alla scuola primaria, le possibilità sono quasi infinite, visto l’ampio arco di anni di questo grado di scuola. Si può pensare, ad esempio, alla realizzazione di book fotografici che documentino delle attività svolte a scuola, come quelle laboratoriali o legate a progetti specifici (coro, teatro, sport, etc.). In questo caso, lo Storytelling Didattico prenderà una curvatura di documentazione, utile a tenere traccia di quanto svolto negli anni dagli alunni. Pensando, invece, al secondo biennio della primaria, è possibile strutturare progetti anche più articolati, come il dar voce ai personaggi storici dell’antichità. Grazie all’impiego di applicativi online specifici, gli studenti, dopo aver appreso i tratti salienti di un personaggio storico, possono immaginare di intervistarlo (tipologia della “intervista impossibile”). Il risultato sarà comunque l’esposizione di un modulo di storia, ma affrontato in modo più attivo e, possibilmente, più motivante.

Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado, periodo in cui gli studenti hanno per lo più una certa pratica e confidenza con lo strumento digitale, è possibile progettare un intero fumetto che racconti un qualunque contenuto didattico: da un’esperienza di scienze ad una pagina di inglese fino ad un capitolo di storia. I contenuti memorizzati, pertanto, non dovranno essere semplicemente restituiti mediante esposizione orale (comunque fondamentale) ma adattati ad una narrazione multimediale in forma di fumetto che richieda di risolvere diverse difficoltà come la selezione di un testo sintetico, l’uso di uno stile grafico uniforme e l’impiego di un lessico specifico.

Infine, per quanto concerne la scuola secondaria di secondo grado, qui le possibilità sono altissime. Potremmo chiedere agli studenti di un corso di letteratura di immaginare un prologo od un epilogo alternativo di un’opera nota (ad esempio de I Promessi Sposi); si potrebbe anche strutturare un colloquio immaginario tra personaggi di epoche storiche diverse (Newton che dialoga con Archimede o Einstein); percorribile anche la strada di un diario di bordo che, grazie all’ausilio di foto, didascalie e tag, racconti un’esperienza di un viaggio all’estero.

Insomma, come abbiamo visto, le possibilità dello Storytelling Didattico sono pressoché infinite. Questa metodologia si propone quindi come una delle soluzioni più versatili e, allo stesso tempo, più efficaci per un apprendimento che sia al contempo durevole e, perché no, anche divertente.

CONDIVIDI L'ARTICOLO

ARGOMENTO

SI È PARLATO DI


Le penna rossa “urla” l’errore mentre quella verde è più gentile. Ma è davvero così?

penna rossa

Da sempre la penna rossa è associata, in ambito scolastico, alle correzioni dell’insegnante. Che sia su un compito in classe o su un esercizio, è il segno inconfondibile di errori o dimenticanze da parte degli studenti. Eppure, da diverso tempo ormai anche questo (vecchio) pilastro della scuola sta cambiando. Sempre più insegnanti infatti scelgono di usare una penna verde per le loro correzioni e non più una rossa, con un…

Lanciata una petizione per tenere le scuole aperte anche a giugno e luglio ma con pause più lunghe durante l’anno scolastico

pause più lunghe durante l’anno scolastico

In Italia si va a scuola da inizio settembre a inizio giugno, con date che possono variare da regione a regione per ragioni climatiche e sociali. Si tratta di un’organizzazione dell’anno scolastico che ormai è in vigore da tantissimo tempo, e che in molti stanno pensando di cambiare. Dopo il caso dell’Emilia Romagna, in cui la giunta regionale ha proposto una simile modifica al calendario, adesso arriva anche una petizione…

Docenti, insegnanti di sostegno e ricercatori italiani sono forse le persone più maltrattate d’Italia, il professore è visto solo come un nemico

persone più maltrattate d’Italia

“Oggi professori, insegnanti di sostegno e ricercatori sono forse le persone più maltrattate d’Italia”. Queste sono le parole, senza mezzi termini, di Arianna Porcelli Safonov in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera , in cui parla del senso dell’istruzione oggi. Benché le contraddizioni del sistema scolastico italiano siano sotto gli occhi di tutti, l’attrice porta all’attenzione una questione fondamentale. Oggi infatti i bambini vengono visti come essere perfetti e intoccabili,…

Chi scrive a mano pensa meglio, la scrittura a mano è un superpotere per imparare. Lo dimostra uno studio norvegese

Chi scrive a mano pensa meglio

Con il recente aggiornamento delle indicazioni nazionali per il primo ciclo, torna in auge il dibattito sull’importanza del corsivo e, in generale, della scrittura a mano. Si tratta infatti di un’attività la cui importanza è passata in secondo piano, in un’epoca come la nostra, ma che nondimeno risulta fondamentale nel processo di sviluppo dei ragazzi, e non solo. Lo confermano le tante testimonianze di esperti e diversi studi, secondo cui…

ChatGpt ci rende davvero stupidi? La risposta ufficiale arriva da uno studio del MIT

chatgpt ci rende stupidi

L’intelligenza artificiale è oggi parte integrante della nostra vita quotidiana, che sia utile per lavoro, svago o anche come aiuto nei compiti scolastici. Si tratta di uno strumento dalle grandi potenzialità il cui uso va regolato, soprattutto in ambito educativo. Meno spesso si parla invece degli effetti che l’uso dell’intelligenza artificiale può avere sull’attività cerebrale. A farlo è un recente studio del Media Lab del MIT , secondo cui l’uso…

Crepet: “Da quando abbiamo smesso di bocciare, la scuola ha perso autorevolezza. Si può invertire la rotta solo attraverso il merito”

abbiamo smesso di bocciare

La scuola di oggi non sa più formare le nuove generazioni: ha perso autorevolezza e manca di figure adulte capaci di guidare davvero i ragazzi. Questo in breve il duro giudizio di Paolo Crepet sul sistema scolastico italiano, dato in diverse interviste e interventi recenti. Ma non è tutto qui. Secondo il sociologo, infatti, è l’intero modello educativo ad attraversare una fase di profonda crisi, dalla scuola agli studenti, da…

Ora è ufficiale: smartphone vietati alle superiori, Valditara firma la circolare. «È per il benessere degli studenti»

smartphone vietati alle superiori

Dal prossimo anno scolastico, anche gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado dovranno lasciare lo smartphone nello zaino. Come già annunciato in TV, il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha infatti firmato la circolare che vieta l’uso del telefono anche nel secondo ciclo. Anche per scopi didattici. La stretta è giustificata, sostiene Giuseppe Valditara, dalla necessità di tutelare l’apprendimento e il benessere degli studenti. Ma, nonostante le molte voci…

Troppi ricorsi contro le pagelle, per l’esperto i genitori sono rimasti immaturi e si comportano da “adultescenti”

Troppi ricorsi contro le pagelle

A nessuno piace ricevere una pagella con voti troppo bassi, soprattutto se inferiori alle aspettative. Rispetto a poco tempo fa, tuttavia, è cambiato il modo in cui essi vengono recepiti dalle famiglie: non più come incentivo a migliorare, ma come un torto a cui porre rimedio. E così, come riporta Il Messaggero , negli ultimi anni sono aumentati i ricorsi contro le pagelle da parte dei genitori, e non è…

La scuola primaria mantiene una parvenza di educazione, poi dalle medie in poi è un disastro

dalle medie in poi è un disastro

Umberto Galimberti non è certo nuovo a opinioni divisive, soprattutto relative al mondo della scuola. Se spesso il filosofo si è concentrato sul declino degli insegnanti, troppo interessati alle nuove tecnologie o troppo innamorati dello stipendio, adesso è il turno dei genitori e del loro ruolo. Durante un recente intervento , infatti, Galimberti ha avuto modo di analizzare la crisi della scuola a partire dal fallimento della famiglia. Con alcune…

Studenti senza ansia e docenti valorizzati, ecco come funziona la scuola in Estonia

la scuola in Estonia

È il sogno di ogni studente: andare a scuola e non dover seguire per forza le lezioni. Non è un film, ma un modello di scuola molto apprezzato da docenti, famiglie e alunni: quello dell’Estonia, che sta guidando una vera e propria rivoluzione educativa a livello europeo. Una scuola più legata alle competenze che ai contenuti, stipendi più alti per i docenti, stop alle cosiddette “classi-pollaio” da 30 studenti, un…

Hai visto la novità?

X