L’intelligenza artificiale è ormai ovunque, dal lavoro allo svago, dalla creatività all’apprendimento. Se ne parla spesso in termini di funzionamento ed effettiva utilità, di etica e implicazioni sociali, o ancora del suo impatto sulla nostra intelligenza, e così via.
C’è tuttavia un’altra questione che, pur fondamentale, spesso viene ignorata nei discorsi che riguardano l’IA: il suo consumo energetico. Ne parla Vincenzo Schettini, docente noto per il canale La fisica che ci piace, che lancia un allarme accorato: l’intelligenza artificiale consuma troppo, è ora di cambiare il modo in cui viene utilizzata. Ma è davvero possibile?
Quanto consuma l’intelligenza artificiale?
Nel video pubblicato sul suo canale YouTube
, Vincenzo Schettini parte da un dato che a molti può sembrare sorprendente. Chiedere all’intelligenza artificiale di generare una singola immagine porta ad un consumo di energia che equivale alla ricarica completa di uno smartphone.
La ragione è semplice: ogni nostra richiesta a chatbot come ChatGPT o Gemini attiva un data center che, per rispondere, richiede una determinata quantità di energia. Anche dire semplicemente “grazie” o “per favore”, moltiplicato per milioni di volte, può insomma avere un impatto significativo sui consumi dell’IA.
A segnalare il fenomeno è il rapporto Energy and AI, pubblicato dalla International Energy Agency
. Secondo i dati, l’1,5% dell’intera domanda mondiale di elettricità è dovuto ai modelli di intelligenza artificiale. Un valore destinato a crescere nei prossimi anni, e sul quale non c’è alcuna consapevolezza diffusa.
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L’IA viene sprecata da richieste inutili
Una parte del problema, continua Schettini, è proprio l’uso superficiale dell’intelligenza artificiale. Meme, immagini casuali, video finti, trend sui social sono gli esempi perfetti: tutti contenuti che generano traffico, engagement sulle piattaforme ma, di conseguenza, consumo energetico e inquinamento.
Un mondo che vuole diventare sostenibile, e che cerca sempre nuovi modi per limitare il consumo di energia da fonti non rinnovabili, si scontra con l’abuso dell’intelligenza artificiale a mezzo social. Si tratta di una situazione che, sostiene Schettini, colpisce tutti:
Centinaia di milioni di persone usano ogni giorno l’intelligenza artificiale inutilmente, per generare contenuti che vogliono pubblicare per avere like. Immaginate quindi tutta l’energia che si sta consumando in più, per poter soddisfare quel bisogno di creazione di inutilità, e pensate a quanto stiamo inquinando.
Da un lato, ci sono strategie a medio e lungo termine che hanno l’obiettivo di abbattere le emissioni di anidride carbonica per contenere l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. Dall’altro lato, c’è un costante uso e abuso dell’intelligenza artificiale che, invece, va nella direzione opposta.
un uso consapevole
Paradossalmente, l’IA può essere parte della soluzione al problema che abbiamo delineato fin qui. Se ben impiegata nei processi produttivi e nei sistemi energetici, sostiene il rapporto IEA, può infatti ottimizzare la produzione e migliorare l’efficienza, riducendo così le emissioni di anidride carbonica.
Ma il discorso di Vincenzo Schettini riguarda l’impatto che questo strumento ha sulla società, oltre che sul consumo di energia. Impiegata in contesti come la medicina, l’insegnamento o l’ingegneria, l’intelligenza artificiale può essere estremamente utile: diverso è il caso in cui viene banalizzata per divertimento.
L’IA va trattata come una grande opportunità, certo, ma soprattutto come una nostra responsabilità. Come ogni tecnologia, non è buona o cattiva, ma il suo fine dipende dal modo in cui la utilizziamo. E oggi, più che mai, è importante scegliere usi più consapevoli e sostenibili: chiedere qualcosa a ChatGPT non è mai soltanto “chiedere”. E ha anche un costo.










