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“Bocciate mia figlia in quinto superiore, è autistica e sta facendo progressi miracolosi”: l’appello di una madre diventa virale

La scuola italiana ha fatto molti passi avanti per l’inclusione degli studenti con disturbi dello spettro autistico. A volte si tratta di iniziative portate avanti da singoli docenti e dirigenti, educatori e famiglie. A volte, sono le stesse case editrici a proporre materiali e attività inclusive: è il caso del progetto #altuofiancoSostegno link esterno, nato in collaborazione con Il mondo di Diegosauro.

Eppure, l’inclusione non è un processo lineare: spesso i progressi sono piccoli ma significativi, nell’ambito di un contesto scolastico che diventa parte del processo di crescita. E ci sono casi in cui sono proprio i genitori a chiedere che i propri figli vengano trattenuti un anno in più a scuola, come successo a Lucca.

L’appello della madre

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Che siano i genitori a chiedere la bocciatura dei figli appare un evento strano, quasi paradossale: uno degli obiettivi della frequenza scolastica non è forse essere promossi? Sì e no, perché la promozione è l’esito del percorso, non l’obiettivo in sé. Lo sa bene una madre di Lucca che, come riportato dal quotidiano La Nazione link esterno, ha rivolto un appello peculiare alla scuola superiore in cui la figlia frequenta il quinto anno:

Spero che mia figlia venga bocciata ora a giugno, anche se temo che la scuola intenda promuoverla. Spero che riflettano bene sull’opportunità di trattenerla per un altro anno scolastico, in modo da consolidare i suoi piccoli ma fondamentali progressi. Lo so, ai genitori di uno studente normodotato questo mio appello può apparire un po’ paradossale, ma il caso di mia figlia è molto particolare e vorrei che qualcuno mi ascoltasse.

L’appello della madre è chiaro: la figlia di 21 anni è affetta da un disturbo autistico e da una malattia rara, e soltanto adesso è riuscita a stabilire i primi contatti con i coetanei. Per anni, continua la donna, la studentessa ha seguito il percorso C, fuori dall’aula, mentre da poche settimane ha iniziato ad interagire con la propria classe, mostrando miglioramenti fin lì impensabili.

L’importanza dei miglioramenti

Gli appelli della madre non hanno sortito l’effetto sperato, dal momento che la scuola sembra aver deciso di promuovere la ragazza, concludendo il suo percorso scolastico. Eppure, ad essere chiari non sono soltanto i miglioramenti quanto il ruolo giocato dal contesto scolastico e dalla sua continuità:

In cinque anni di superiori non è mai stata in classe. Solo da poco tempo ha iniziato a cercare il contatto con i compagni di classe. Quando mi hanno mandato una foto di lei seduta al banco mi sono commossa, incredula. Qualcuno sorriderà, magari, ma per chi ha un figlio autistico grave sono passi avanti quasi miracolosi.

Secondo la donna, la promozione potrebbe anche contribuire a tagliare i costi per il sostegno sostenuti dall’istituto. Al momento non è previsto un confronto con l’ufficio scolastico regionale, ma la speranza è che la scuola si renda conto di quanto un anno in più sia importante per l’inclusione della ragazza.

Il successo dell’inclusione

Per arrivare al successo, insomma, l’inclusione non può prescindere dalla stretta collaborazione tra scuola e famiglia. Un dialogo continuo permette infatti di monitorare i progressi, affrontare insieme momenti critici e adattare il percorso educativo degli studenti.

Lo abbiamo richiamato proprio nell’introduzione, ma è fondamentale che i diversi soggetti che si occupano della crescita dei ragazzi abbiano lo stesso obiettivo. Proprio a questo serve il progetto #altuofiancoSostegno, nato dalla collaborazione fra Il Mondo di Diegosauro e il Gruppo Editoriale ELi. Se il primo è un’associazione no profit che promuove l’inclusione scolastica, il secondo è uno dei principali editori scolastici in Italia.

#altuofiancoSostegno si basa sull’idea che ogni bambino possieda una chiave unica per comunicare e apprendere: è sempre possibile valorizzare le potenzialità di ciascuno, con attenzione ed empatia. Che ciò avvenga nella scuola primaria, alle medie o nell’ultimo anno di scuola superiore non fa tanta differenza: l’importante è riconoscere i tempi e i bisogni di ogni studente, senza lasciarlo mai indietro.

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