L’abbandono scolastico è uno dei temi più importanti nei dibattiti fra politica e società civile, docenti e studenti, scuole e famiglie. Non si tratta infatti soltanto del ruolo che l’educazione svolge nella crescita dei giovani, quanto del futuro stesso della nostra società.
Per questa ragione, appaiono incoraggianti i dati recenti diffusi da Openpolis , secondo cui l’abbandono scolastico in Italia si è ridotto negli ultimi anni. Allo stesso tempo, i risultati mettono in guardia per via delle tante criticità ancora presenti, non ancora del tutto risolte.
l’abbandono scolastico
Problema complesso della nostra società, l’abbandono scolastico è quel fenomeno che vede i giovani lasciare gli studi prima di ottenere un diploma o una qualifica professionale. Rientrano quindi nelle statistiche dell’abbandono scolastico tutti gli studenti che si fermano alla licenza media.
Si tratta di un fenomeno considerato, a ben vedere, un fallimento educativo che ha pesanti ricadute sociali sulla ricerca di un impiego stabile e sull’ascensore sociale. Di conseguenza, costituiscono una buona notizia i dati di Openpolis sull’abbandono scolastico in Italia, che nel 2023 è sceso al 10,5% rispetto al 12,7% fatto registrare nel 2021.
Un’ottima notizia, a conti fatti, che avvicina il nostro Paese all’obiettivo fissato dall’Agenda Europa 2020, ossia scendere sotto il 10%. Considerando però che l’Agenda Europa ha fissato il target sotto al 9% per il 2030, appare chiaro come siano necessari ulteriori sforzi e ulteriori politiche.
Una scuola a due velocità
Che la realtà scolastica abbia grandi criticità e problemi strutturali non è certo un mistero, come confermato dalla stessa ISTAT . E il trend sembra ripetersi anche nei dati di Openpolis sull’abbandono scolastico.
Se infatti il dato generale del 2023 scende rispetto al 2021, sembra che descriva comunque un’Italia a due velocità, in particolare per quanto riguarda:
- le differenze di genere, con i ragazzi che hanno un tasso di abbandono più elevato, al 13,1%, rispetto alle ragazze, che si fermano al 7,6%;
- il divario fra giovani italiani e stranieri, con un abbandono scolastico del 10,5% nel primo caso e del 26,8% nel secondo caso;
- le differenze territoriali, con un tasso di abbandono che in Sardegna raggiunge il 17,3% e in Sicilia il 17,1%, mentre scende sotto l’8% in regioni come il Piemonte e l’Emilia Romagna.
In fondo, sembra di assistere al problema che affligge l’Italia da sempre: una parte va avanti, mentre un’altra rimane indietro. Anche l’abbandono scolastico diventa, quindi, un ulteriore segnale di un problema sistemico che va affrontato in modo sistemico.
margini di miglioramento
Se il calo del tasso di abbandono scolastico rappresenta un successo, quindi, non c’è da gioire troppo. Come abbiamo visto, un’Italia a due velocità non fa bene alla società del presente né a quella del futuro.
In questo senso, un altro dato che fa riflettere è quello della dispersione implicita, ossia il tasso di studenti che pur completando gli studi non raggiungono competenze adeguate in discipline fondamentali come matematica o italiano. Il tasso del 2023 è dell’8,7%, sceso rispetto al 9,8% del 2021 e tornato ai livelli precedenti la pandemia. E non è un caso.
Il contrasto sia all’abbandono scolastico sia alla dispersione implicita passa infatti da un approccio integrato in grado di tenere conto di diversi fenomeni. Assenze prolungate, trasferimenti da una scuola all’altra, contesto sociale e altri avvenimenti del genere sono tutti parametri che possono dare un contesto ai risultati scolastici. Allo stesso tempo, possono costituire un banco di prova per delle politiche mirate.
L’Italia ha compiuto importanti passi avanti ma, come si vede, la strada da percorrere è ancora lunga. Lungi dal richiedere azioni estemporanee ed emergenziali, è necessario pensare in modo sistemico per trovare soluzioni sistemiche. In fondo, il 9% richiesto dall’Agenda Europa sembra soltanto un numero, ma rappresenta il futuro di migliaia di studenti. Non è poco.