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I ricercatori mettono in guardia gli insegnanti: ascoltare gli errori grammaticali provoca stress e fa male alla salute

L’immagine appartiene alla cultura popolare: uno studente commette un errore grammaticale e l’insegnante trasalisce di conseguenza. Forse la realtà è più prosaica, ma allo stesso tempo questa immagine non sembra essere così lontana dal vero. Un recente studio ha infatti scoperto che ascoltare errori grammaticali può causare una reazione di stress nel nostro corpo. Vediamo in che senso.

errori grammaticali e stress

Lo studio è stato pubblicato rivista scientifica Journal of Neurolinguistics link esterno da tre ricercatori dell’Università di Birmingham. Secondo la ricerca, ascoltare errori grammaticali o accenti poco comprensibili può causare al nostro corpo uno stato di stress al nostro corpo che si riflette nella variabilità della frequenza cardiaca. Dal momento che la frequenza cardiaca costituisce un indicatore dell’attività del sistema nervoso autonomo, la sua scarsa variabilità indica la risposta ad uno stress. I ricercatori hanno infatti notato come l’ascolto di molti errori grammaticali sia correlato proprio a una minore variabilità del battito cardiaco.

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Questo studio permette di comprendere meglio la relazione tra linguaggio e reazioni fisiologiche, ma soltanto considerando alcuni presupposti. In primo luogo, i tre ricercatori hanno condotto l’esperimento soltanto su 41 soggetti, e pertanto sarebbe più auspicabile un esperimento più allargato. In secondo luogo, nella scienza si usa dire che correlation does not imply causation: in pratica, una correlazione non implica un rapporto di causalità. Detto questo, quindi, ascoltare errori grammaticali può causare stress?

c’è davvero una correlazione?

Alla base della ricerca condotta da Dagmar Divjak e dai suoi colleghi c’è la consapevolezza che sussiste uno stretto legame tra la fisiologia e la cognizione. Specialmente nel contesto della lingua naturale e del sistema nervoso autonomo, l’uso della prima può essere correlato a reazioni da parte del secondo, come appunto la variabilità della frequenza cardiaca che indica eventuali stati di stress.

Secondo Divjak, analizzare queste relazioni permette di studiare aspetti della cognizione che non sempre è facile osservare in maniera diretta. Uno di questi è la conoscenza linguistica implicita: ciascun parlante ha una conoscenza implicita della propria lingua madre, in un modo che non riesce a esprimere o spiegare. D’altronde ne ha imparato l’uso nella fase più importante della sua vita per l’apprendimento, ma ne ha affinato la conoscenza grazie allo studio delle regole grammaticali, già dai primi gradi di istruzione scolastica.

Alla domanda se c’è davvero una correlazione fra stress ed errori grammaticali, allora la risposta non può che essere affermativa. Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Birmingham evidenzia chiaramente un legame stretto fra linguaggio, reazioni fisiologiche e comprensione implicita. Ciononostante, c’è ancora molta strada da fare.

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Al netto della conferma da parte di ulteriori ricerche, lo studio di Dagmar Divjak e dei suoi colleghi potrebbe aver dato un po’ di sostanza al luogo comune che abbiamo richiamato nell’introduzione. Ascoltare una persona che parla con frequenti errori grammaticali non fa certo bene, e anzi potrebbe anche provocare uno stato di stress nell’ascoltatore.

I più soggetti a questo tipo di reazione fisiologica dell’organismo sarebbero davvero gli insegnanti, che ogni giorno ascoltano tantissimi errori grammaticali, sintattici, semantici, e così via. E pare che abituarsi a questi errori non serva ad attenuare il possibile stress fisiologico associato. La verità è che, probabilmente, gli insegnanti sono sottoposti a livelli di stress elevati anche non considerando gli errori grammaticali dei loro studenti. Ciò non vuol dire che non sia meglio limitarli per promuovere un uso migliore della nostra lingua naturale, e anche per migliorare il benessere degli insegnanti.

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