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La storia di Luca Venturelli per la giornata mondiale della disabilità, da “scappare dalle reazioni” al sogno delle Paralimpiadi

Luca Venturelli è un atleta, frequenta la scuola secondaria di secondo grado ed è sempre molto gentile e accogliente. Tra le sue caratteristiche c’è anche quella di essere autistico e lui spiega con molta dolcezza e chiarezza, i suoi punti di forza e le difficoltà che incontra nella sua vita quotidiana.

La sua passione per l’atletica è nata quando era molto piccolo.

Non riuscendo a comunicare e ad esprimere il suo malessere verso situazioni che lo spaventavano, correva via, il più velocemente possibile.

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“L’unico modo per me, per entrare in relazione, era quello di farmi rincorrere. Così mi sono reso conto di essere molto veloce e resistente”

All’età di undici anni ha cominciato ad andare a correre insieme a sua mamma, Cristiana Del Monte che lo ha sempre supportato e spronato ad approfondire questo suo interesse.

Da quel momento ha iniziato un percorso nell’atletica, fino a diventare l’atleta che è oggi.

“In pista ho le stesse competenze degli altri, anzi forse anche qualcosina in più e sono un atleta come tutti i miei compagni. Vivere le emozioni di una gara, mettere a nudo le proprie fragilità, condividere le fatiche, ti avvicina molto agli altri. L’atletica è uno sport individuale ma al tempo stesso di squadra”

Lo sport ha aiutato Luca a costruire amicizie solide, anche al di fuori della pista.

Sua mamma ci racconta “entrare in relazione attraverso lo sport con tanti altri ragazzi normotopici, ha dato a Luca la possibilità di accrescere la propria fiducia in sé stesso, di sentirsi parte di un gruppo e di capire che anche gli altri possono avere delle difficoltà o subire delle sconfitte”

Mantenere i contatti di amicizia con il gruppo dei pari è molto importante, andare anche solo a fare shopping insieme a coetanei, aiuta l’autonomia personale e la socializzazione, che noi genitori tanto aneliamo per tutti i nostri figli.

Da mamma mi sono ritrovata molto nel racconto e nelle parole di Cristiana.

Si è definita una “ricercatrice” e condivido questa espressione. Come genitore, di fronte ad una diagnosi ci sentiamo impotenti ma abbiamo due opzioni, sempre.

Decidere di fare del nostro meglio per cercare di garantire un futuro il più possibile autonomo ai nostri figli o scegliere di non fare niente e di aspettare che il mondo intorno a noi cambi. Ma dobbiamo essere i primi a cambiare se desideriamo questo.

Ho posto a Cristiana una domanda che avrei voluto sentirmi rivolgere in più occasioni.

Che cosa diresti oggi alla te di tanti anni fa?

“Le direi che sono orgogliosa, della determinazione e della costanza nel cercare tutte le strade possibili per aiutare Luca. A volte ho anche sbagliato ma ci ho sempre provato con tutta me stessa. Ho sempre tenuto duro anche quando mi sono sentita molto sola e ho dovuto abbandonare il mio lavoro di pittrice che amavo molto, per occuparmi integralmente dei miei figli.

La chiave di volta l’ho trovata nella terapia ABA e nei professionisti che ci hanno supportato e ancora ci sostengono nel nostro percorso”

Per la celebrazione della giornata della disabilità, il nostro desiderio è che si guardi a questa giornata come alle risorse che ognuno di noi riesce a trovare in sé stesso di fronte agli ostacoli.

Luca ha un grande sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare per lui e per altri ragazzi e ragazze con le sue caratteristiche.

luca venturelli
in foto: Luca Venturelli

Per quella che sembra una beffa del destino, non può gareggiare come atleta alle Paralimpiadi. Le neurodivergenze sono relativamente nuove come disabilità e per un assurdo limite, viene tenuto principalmente in considerazione il QI che deve essere al di sotto del 75 (indica appunto ritardo mentale).

Una persona autistica può avere un QI perfettamente in media (e in alcuni rari casi anche superiore) ma questo non significa che la sua disabilità non sia reale.

“Essere autistico per me significa essere compromesso in molte aree della vita che spesso non hanno niente a che vedere con il QI. Per esempio, posso essere in grado di svolgere un compito di matematica da solo ma non sono in grado di prendere una scala mobile in autonomia. Questa regola va cambiata, perché io sono esattamente uguale nelle mie caratteristiche a tanti miei compagni disabili, anche se il mio QI è di 97”.

Luca Venturelli è stato ricevuto a Roma dal Presidente Luca Pancalli, ha mostrato i test della Vineland per fargli comprendere le difficoltà che un ragazzo autistico vive nel quotidiano. Molti ragazzi vengono esclusi dalle paralimpiadi a causa di questo cavillo e vedono infrangersi il loro sogno.

“Lo sport per noi è come una terapia, ci aiuta ad uscire dalla nostra solitudine e a farci capire che possiamo farcela. Grazie allo sport non siamo isolati, purtroppo ci sono ancora pochissime strutture preparate ad accogliere ragazzi e ragazze con bisogni speciali e spesso le famiglie devono pagare persone preparate e spesso non se lo possono permettere. Lo sport dovrebbe essere un diritto di tutti”.

Abbiamo scelto di raccontare oggi l’esperienza di Luca in collaborazione con la sezione di #altuofiancosostegno, per mantenere vivo il suo sogno di gareggiare come atleta alle paralimpiadi. Non è semplice mettere a nudo le proprie difficoltà e speranze ma lui ci ha dimostrato che è possibile vivere anche la disabilità in modo differente.

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Uno spazio creato con l’obiettivo di offrire una vasta gamma di strumenti, materiali e risorse utili per supportare l’insegnamento e l’apprendimento degli studenti con bisogni educativi speciali.

Ci auguriamo che questo porti una riflessione in tutti gli istituti scolastici, soprattutto sulla formazione che diventa sempre di più importante e fondamentale per chi lavora o collabora in campo educativo.

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