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MATEMATICA

Ma quindi, geometria in classe prima alla primaria si può fare, sì o no?

La geometria è una di quelle parole che, quando si affaccia tra i banchi della prima primaria, genera subito qualche dubbio. “Ma si fa geometria in prima?”, ci si chiede spesso. Altre volte il dubbio si ripresenta, a distanza di tempo, con un altro volto: “Ma quando si comincia, davvero, con la geometria?”

La verità è che la geometria non ha un punto di partenza ufficiale. Non comincia con una definizione sul quaderno o con l’uso del righello. La geometria è già lì, nei giochi dei bambini, nei percorsi che disegnano con i piedi, nelle figure che ritagliano con le forbici, nei pezzi di carta piegati per gioco.

La matematica – e quindi anche la geometria – non nasce con i numeri, ma con l’esperienza: guardare, toccare, confrontare, descrivere, costruire. È una conoscenza che cresce in modo naturale, molto prima che diventi “formale”. Proprio per questo, introdurre la geometria fin dai primi anni della scuola primaria — o addirittura prima — non solo è possibile, ma è un’occasione preziosa per dare alle bambine e ai bambini gli strumenti per riconoscere e abitare lo spazio che li circonda.

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Geometria come esperienza da vivere

Il sussidiario Pepper e la scuola nel parco, pensato per le classi prima, seconda e terza della primaria, è un esempio perfetto di come si possa introdurre la geometria fin da subito, con naturalezza e curiosità, senza cadere nella trappola del “non è ancora il momento”.

Uno dei punti di forza del progetto è l’introduzione alla geometria attraverso gli origami già a partire dalla prima. Una scelta che a qualcuno può sembrare “perdita di tempo” ma che, in realtà, rappresenta una delle vie più efficaci per costruire senso e visione spaziale nei più piccoli.

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Quando i bambini piegano un foglio per creare una figura, non stanno solo giocando. Stanno sviluppando abilità cognitive fondamentali: visualizzano figure in posizioni diverse, anche non convenzionali, osservano i contorni che cambiano, riconoscono forme, scoprono simmetrie e relazioni.

Il crease pattern — ovvero il disegno delle pieghe sulla carta — diventa un vero laboratorio di esplorazione: si individuano poligoni, si ritagliano forme, si compongono e scompongono figure. Tutto questo senza bisogno di definizioni, perché l’esperienza diretta precede la teoria e prepara il terreno per comprenderla davvero, quando sarà il momento.

Anche gli enti geometrici primitivi (come punto, linea, superficie) prendono forma tra le mani dei bambini, senza che debbano “imparare” cosa sono. Li vedono, li toccano, li usano. E questo vale molto più di mille spiegazioni astratte.

Capita spesso che gli origami vengano percepiti come attività marginali, quasi come un riempitivo tra un momento “serio” e l’altro. A volte sono le famiglie a vederli così, altre volte lo facciamo noi stessi, quando li inseriamo in modo sbrigativo tra i “lavoretti”. Il fatto che si realizzino con le mani li fa rientrare sotto l’etichetta comoda di “laboratorio”, e nello specifico, “laboratorio di geometria”.

Ma ridurli a questo significa non coglierne la portata. Gli origami non sono un modo per “fare geometria” con le mani. Sono un modo per pensare la geometria attraverso l’esperienza. C’è chi preferisce parlare di “geometria fatta con la carta”, perché piegare un foglio diventa occasione per osservare segmenti, rette, perpendicolari, e allo stesso tempo ampliare il vocabolario geometrico, scoprendo legami e strutture che spesso, nel percorso più formale, restano solo immaginati.

Non si tratta solo di riconoscere figure, ma di allenare lo sguardo, educare alla bellezza delle forme, affinare il senso dell’armonia e del dettaglio. Creare “belle figure” non è un’esercitazione estetica fine a sé stessa, ma un modo per connettere pensiero e creatività.
E poi c’è quel momento magico: quando si apre un origami, e dalle pieghe emerge un mondo fatto di relazioni e simmetrie tutte da esplorare.
Perché, dopotutto, non c’è ragione di far imparare qualcosa con fatica, se lo si può far scoprire con meraviglia.

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Un gioco serio fin dai primi anni

Con Pepper, la geometria non è un argomento da “tenere in caldo” per il futuro. È un gioco serio, un’attività ricca di significato che stimola:

  • osservazione e confronto;
  • capacità di descrivere e rappresentare;
  • pensiero logico e immaginazione spaziale;
  • piacere della scoperta.

E tutto questo si fa senza fretta, ma senza rinunce. Perché la geometria è già parte del mondo dei bambini, fatta di forme, spazi, orientamenti, percorsi. Non serve aspettare la quarta o la quinta per iniziare a darle un nome.

Non è “troppo presto” per la geometria

La geometria, come la matematica in generale, non inizia con i numeri in colonna o con le tabelline. Inizia quando un bambino piega un foglio, disegna un percorso, costruisce una figura con il cartoncino. Inizia quando comincia a guardare il mondo con occhi diversi. Con Pepper e la scuola nel parco, i bambini possono farlo da subito. E noi insegnanti abbiamo uno strumento in più per accompagnarli con leggerezza, ma anche con profondità, verso un sapere che cresce dalle mani, passa per gli occhi e arriva, naturalmente, alla mente.

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