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Lascia la Ferrari per diventare insegnante, la storia di Silvio Capizzoto

Silvio Capizzoto è un messinese trapiantato a Modena, inizialmente per lavorare come ingegnere per Lamborghini, Fiat e Ferrari. Quattro anni fa decide di lasciare il mondo delle automobili di lusso per insegnare in un istituto professionale. Sente che l’insegnamento è una missione e questo forte richiamo lo porta a compilare la domanda di inserimento nelle GPS per la classe di concorso A042 (scienze e tecnologie meccaniche). Silvio voleva regalare ai suoi studenti l’enorme e preziosa esperienza pratica accumulata lavorando nel campo delle automobili.

Un inizio veloce come una Ferrari

L’ingresso a scuola, raccontato ad Orizzonte Scuola link esterno, è stato molto veloce e semplice, per Silvio. Il primo anno in cui ha insegnato, afferma, “Ho smesso di lavorare il 18 settembre alla Ferrari, il 21 ero già a scuola. Un cambiamento abbastanza rapido”. Successivamente ha partecipato al concorso straordinario per la classe A042 ed è diventato insegnante di ruolo. Data l’enorme difficoltà, per le scuole, a reperire insegnanti per le classi di concorso di ingegneria, il percorso di inserimento a scuola di Silvio Capizzoto è stato relativamente rapido.

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Una missione, al di là del guadagno economico

A chi gli chiede se rimpianga il suo lavoro in Ferrari, in cui percepiva la cifra da sogno di € 3000 mensili, Silvio risponde così: “Insegno alle professionali e in questi istituti si può insegnare solo per passione. Non faccio l’insegnante per i soldi né per altro tipo di gratificazioni, si fa per i ragazzi. Quando i miei studenti mi chiedono perché ho lasciato la Ferrari per insegnare, io rispondo che mi piacciono le cose difficili”. In Ferrari, Silvio aveva compiti di grande responsabilità a cui tutti i giovani aspirano. Ma per lui era giunta l’ora di evolversi e avere responsabilità nuove e diverse, quelle verso i ragazzi e il loro futuro.

La passione per le sfide e la voglia di non arrendersi mai

Le sfide hanno accompagnato tutto il percorso lavorativo di Silvio in Ferrari, in cui gli venivano assegnati progetti ambizioni e difficili, come la Ferrari Portofino. Le sfide, a scuola, sono diverse ma di uguale importanza. Con i suoi studenti ha progettato la libreria della scuola: il suo desiderio era coinvolgerli, dar loro un obiettivo concreto e tangibile, renderli protagonisti di un pezzo importante del loro istituto, che durerà per molti anni anche dopo la loro uscita.

Un desiderio di downshifting

Un’altra delle motivazioni che hanno portato Silvio verso la scelta di insegnare è il desiderio di una vita più autentica e più libera. In Ferrari, spesso, lavorava anche dodici ore al giorno: come insegnante, tuttavia, afferma che pensava che il carico di lavoro fosse minore. Questo vuol far ricredere tutti coloro che pensano che l’insegnamento sia un lavoro in cui si fa poco. Anche lui si è ricreduto. Il lavoro va ben oltre le ore da contratto, perché l’insegnante non smette mai di programmare, progettare, revisionare i lavori dei propri alunni e costruire la didattica per loro.

Insegnare ai ragazzi che il fallimento fa parte della vita e non bisogna temerlo

Gli istituti professionali possono essere scuole, molto spesso, in cui i giovani hanno difficoltà a capire cosa vogliono dal futuro o attraversano situazioni difficili. Uno degli obiettivi maggiori di Silvio Capizzoto è motivare i giovani, specialmente quelli che approdano all’istituto professionale dopo aver provato a frequentare un’altra scuola. Il messaggio che si deve trasmettere loro sta proprio nelle parole dell’ingegnere: “…arrivano talvolta dal fallimento, dopo che magari sono stati uno o due anni in altre scuole. Bisogna far capire loro che il fallimento fa parte della vita e va integrato”.

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