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Le mancano due anni alla pensione, ma decide di lasciare l’insegnamento: “Questa non è più la mia scuola”

Si parla spesso delle continue difficoltà del mestiere dell’insegnante, soprattutto negli ultimi anni. Fra continui ostacoli burocratici, meno tempo e meno fondi per la didattica, carenza di rispetto da parte degli alunni e dei genitori, oggi insegnare è sempre più difficile. E, talvolta, diventa anche impossibile. Questa è la storia di Gabriella Fenocchio, docente di lettere dal 1987 e da 25 anni alla stessa scuola, che ha deciso di lasciare l’insegnamento a due anni dalla pensione. Vediamo perché.

“Questa non è più la mia scuola”

Si tratta di un gesto, quello della docente, che arriva in un contesto scolastico in cui fare l’insegnante ha un significato molto diverso rispetto al passato. Gabriella Fenocchio è docente di lettere al Liceo Copernico di Bologna e, come racconta il quotidiano la Repubblica link esterno, ha deciso di abbandonare l’insegnamento due anni prima della pensione. Ecco le sue parole: “Questa non è più la mia scuola. Non il Copernico, ma la scuola di adesso. Mi sento sconfitta.”

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Parole che, se dette da un insegnante, offrono un’istantanea della scuola che di certo non lascia spazio ad alcuna assoluzione. Se la docente ha deciso di lasciare il proprio posto è perché non riesce più ad andare avanti, e come vedremo le ragioni sono diverse. Allo stesso tempo, la sua scelta ha stupito colleghi e studenti del liceo: il grido d’allarme per il nostro sistema educativo è palese. Basterà per migliorare la situazione?

le accuse della docente

Sono diversi gli aspetti della scuola contemporanea che Gabriella Fenocchio ha individuato come cause per la scelta di abbandonare l’insegnamento. Dopo quasi 40 anni di insegnamento, di cui 25 nella medesima scuola, la docente ha ben compreso i meccanismi di funzionamento dell’educazione, nonché i punti critici e le crepe che si sono create negli ultimi decenni:

  • La scuola pensa solo al lavoro futuro. Secondo Fenocchio, la scuola dovrebbe fornire ai giovani gli strumenti per la conoscenza e per l’esercizio del loro sapere. Dovrebbe insomma formare cittadini consapevoli e, invece, pensa soltanto al lavoro futuro.
  • L’abuso delle nuove tecnologie, fra cui lo smartphone a scuola sul quale il dibattito non è ancora concluso, ha portato i giovani a diminuire il loro grado di attenzione e concentrazione. Serve un netto cambio di passo per migliorare la capacità di riflessione.
  • L’eccessiva ingerenza dei genitori è un ulteriore segnale della svalutazione della figura degli insegnanti. Da un lato, i genitori vogliono spiegare ai docenti come fare il proprio lavoro; dall’altro, l’essere troppo permissivi obbliga i docenti a sostituirsi a loro nella funzione educativa. Il paradosso è chiaro.

mi mancheranno i miei studenti”

Anche i giovani sono oggetto delle critiche di Gabriella Fenocchio al sistema scolastico e alla società nella sua interezza. Quella di oggi, sostiene la docente:

è una generazione troppo tutelata e questo credo sia anche all’origine del disagio che i ragazzi provano. La scuola li mette di fronte alle difficoltà, ma dal momento che non sono abituati ad affrontarle vanno in crisi

Eppure, sono proprio gli studenti che mancheranno alla professoressa: se fatto con passione, il lavoro dell’insegnante può cambiare la propria vita e quella dei propri studenti, ma c’è un limite a tutto. Gabriella Fenocchio ha già annunciato che continuerà a dedicarsi all’editoria scolastica e farà volontariato: ai suoi colleghi ha donato un libro di poesie composte per l’occasione, nella speranza che il grido d’allarme non rimanga inascoltato. Né dentro la scuola, né fuori.

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