Gli insegnanti sono stanchi di sentirsi chiamare privilegiati. Sono stanchi di sentire che le attività didattiche dovrebbero continuare anche durante l’estate, la domenica, la notte. Sono stanchi di sentirsi dire che “devono recuperare il tempo perso”.
Quando venerdì 21 febbraio 2020 hanno salutato i loro alunni con la prospettiva di rivederli il lunedì dopo, non si immaginavano che quella sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbero visti. Non si immaginavano che l’anno scolastico 2019/20 fosse finito quel 21 febbraio e che da lì in poi avrebbero dovuto trasformare per sempre il loro modo di lavorare. Non si immaginavano che la paura e la preoccupazione per i contagi avrebbero contribuito a consolidare il loro status di lavoratori privilegiati perennemente in vacanza.
Gli insegnanti non hanno avuto il tempo per capire e realizzare: il mondo dell’istruzione non poteva fermarsi neanche un minuto e nel giro di pochi giorni hanno messo in piedi un nuovo tipo di didattica da zero. Sono diventati youtuber, esperti di tecnologia, grafici… il tutto avendo anch’essi una famiglia di cui prendersi cura, la paura per il futuro, la paura di ammalarsi o vedere soffrire i propri cari. Hanno dovuto sorridere ed essere forti per i loro bambini e le loro famiglie, continuare a divertire, intrattenere, insegnare.
Lo hanno fatto con i mezzi che possedevano: computer più o meno sgangherati, connessioni ballerine, tutto rigorosamente a spese proprie perché si sa, dal glitter per i lavoretti di Natale alle pistole per la colla a caldo, è normale e perfettamente scontato aspettarsi che gli insegnanti provvedano a proprie spese.
Ripenso a quei primi giorni e ricordo con tenerezza colleghe più anziane e meno “tecnologiche” che volevano disperatamente imparare il più possibile a usare il computer e i software per la didattica e non si sono arrese nemmeno per un secondo.
Le scuole hanno chiuso e gli insegnanti una volta in più si sono sentiti chiamare fannulloni, complice anche quella mentalità tutta italiana per cui il lavoro a distanza è vacanza e solo chi lavora in ufficio lavora sul serio, se poi l’ufficio è molto lontano da casa è ancora meglio.
Tutti i lavoratori che ne avevano la possibilità hanno iniziato a lavorare da casa, ma sono stati solo gli insegnanti a essere accusati di essere in vacanza. Hanno invece triplicato le ore di lavoro per programmare le lezioni a distanza, correggere compiti e riconsegnarli, mail dopo mail, riunione (a distanza) dopo riunione.
Hanno imparato a riconoscere disagio e tristezza tramite Zoom: ci credete che i bambini, i primi giorni, erano letteralmente sotto shock? Alcuni piangevano e si nascondevano, altri rifiutavano questa nuova modalità. E non vi auguro la sensazione di cercare di consolare un bambino da dietro uno schermo, con la frustrazione, l’impotenza, l’essere tu stesso totalmente terrorizzato dalla pandemia e dal futuro.
Eppure i mesi sono passati, il programma è andato avanti e gli insegnanti sono tornati a scuola, con un occhio ai bambini e un occhio alle news che pronosticavano colori, zone, numeri e chiusure ogni minuto. Maestri e professioni non vogliono piangersi addosso o essere chiamati eroi: sono stanchi di quella retorica melensa per cui le maestre e i maestri sono martiri sottopagati che affrontano la tempesta per i loro alunni e le umiliazioni dai genitori e dai politici (e comprano materiale scolastico di tasca loro, perché ci si aspetta che lo facciano).
Gli insegnanti non vogliono essere ringraziati. Gli insegnanti vorrebbero semplicemente sentirsi dire che non è vero che hanno perso tempo.
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Salve sono anche io una docente di scuola primaria e sono vent’anni che insegno lingua inglese e non solo… Nel mio territorio ho girato molte scuole e ne ho viste di crude e di cotte, di tutti i colori… Mi rispecchio in tutti gli articoli che ho letto adesso nel vostro blog …non lo conoscevo e mi è piaciuto tantissimo… veramente complimenti!!! Mi rispecchio in pieno nella primo articolo che asserisce che gli insegnanti non sono fannulloni ed è proprio tutto vero!! Ho condiviso subito il vostro link sul mio profilo Facebook… continuerò a seguirvi… grazie maestra Dory.